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D'Alema solo contro tutti

"La scossa arriva, Pd in gabbia"

Albina Perri
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Ci risiamo. Massimo D'Alema torna con le sue doti divinatorie. L'ex leader della sinistra ribadisce la questione delle scosse, e della fine di Berlusconi.  Lo fa l'ex  parlando a un convegno del Centro di riforma per lo Stato. Prevede, Massimo, che non sarà lineare, il cammino verso l'oblio del Cavaliere, ora all'apice del suo successo personale.  Ma procederà, appunto per scosse. A chi gli chiede di smetterla di fare l'indovino e di dire quel che sa, Baffino risponde furbo che non è arte divinatoria, la sua, ma semplice analisi politica. La mette a punto dopo aver tirato le orecchie anche al Pd e alla sinistra. Lui, accusato di essere il vero avversario del duetto Franceschini-Veltroni, ribatte in politichese stretto che è tempo di superare "il riformismo, che non è più proponibile come antagonismo più realismo". D'Alema affronta poi pure la fine del ciclo dell' «egemonia liberista», che sembra dover «sfociare a sinistra in gran parte del mondo a partire dagli Usa, mentre invece in Europa sembra prevalere una risposta imperniata su una nuova destra populista e nazionalista». Qualcosa, ha aggiunto, «che ci ricorda quello che avvenne dopo la crisi del '29 con il New Deal da un lato e il nazionalismo dall'altro». «Il risultato - ha concluso - è diverso: non voglio dire che siamo alle porte del nazismo, ma molti ingredienti sono simili». Critiche al Pd- D'Alema dice che "Bisognava cominciare da una discussione seria e libera e poi, dopo, pensare alle candidature. Ora è necessario liberarsi di un progetto di partito che ha chiuso in una gabbia troppo asfittica il Pd". "L'impianto costitutivo tradisce l'impronta culturale antipolitica" e la conseguenza di questo "è che andiamo a un congresso in cui non si può parlare di politica". Poi spiega: "Se c'è un poveretto che è iscritto al Pd ma a cui non piace nessuno dei candidati alla segreteria non può dire la sua perchè lo si può fare solo se si appoggia una candidatura". Neo-parlamentarismo- «Quando ragioniamo di legge elettorale io sono favorevole a soluzioni miti, a un sistema con uno sbarramento ragionevole che porti a un pluralismo moderato corredato da cancellierato e sfiducia costruttiva per garantire stabilità», ha detto poi D'Alema. Tutto questo anche in una chiave di «rafforzamento di una idea di neo-parlamentarismo» che possa portare a «uscire dalla logica mostruosa del leader padrone del partito, del governo, del Parlamento».

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