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Il Csm rinvia la pratica Mills

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"Il clima si rassereni"

Albina Perri
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Il Csm ha deciso di rinviare a settembre la discussione sulla pratica a tutela dei magistrati di Milano, aperta dopo che Silvio Berlusconi aveva inviato al presidente del Senato, Renato Schifani, una lettere nella quale il presidente del Consiglio aveva parlato di un “sostituto procuratore milanese” che utilizzava “la giustizia a fini mediatici e politici”. Le polemiche da allora hanno accompagnato i rapporti tra politica e giustizia, mentre si procedeva all'approvazione del lodo Alfano. La pratica quindi sul caso Berlusconi-Mills verrà presa in considerazione dopo l'estate nel corso di un plenum straordinario del Consiglio superiore della magistratura. Mancino parlerà con il capo dello Stato Giorgio Napoletano per stabilire la data. Nel frattempo “spetta a noi contribuire a rasserenare i rapporti istituzionali superando polemiche strumentali che hanno investito non tanto le lacune, sempre possibili del nostro lavoro, ma direttamente la legittimazione del Consiglio”. “Quella delle pratiche a tutela”, ha detto il vicepresidente del Csm, “è una prassi consolidata che risponde al desiderio di tutelare l'ordine giudiziario, non il singolo giudice, quando viene intaccata la sua autonomia e la sua indipendenza. Nel discuterne vorrei che ritrovassimo quel clima che ci ha consentito spesso di raggiungere su queste pratiche l'unanimità, andando quindi aldilà delle singole vicende per tutelare natura, prerogative, e funzione dei magistrati”. La magistratura “deve rendere giustizia al cittadino: c'è necessità di un aggiustamento delle strutture, degli strumenti operativi che devono consentire all'ordine giudiziario di applicare i principi del giusto processo e della sua ragionevole durata. Al centro del nostro dibattito, ci devono essere questi temi, non il ridimensionamento dell'autonomia e dell'indipendenza dei magistrati”, ha proseguito nel corso del suo intervento. Mancino ha anche affrontato il tema della riforma della giustizia facendo riferimento alle “proposte piuttosto diffuse affermano che la crisi della giustizia possa essere risolta solo grazie a una riforma storica del Csm. Da antichissima data io credo sia necessaria una riforma, ma è una questione diversa dalle polemiche”. Sull'azione del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, Mancino ha definito “di piena assonanza” il rapporto con il capo dello Stato: “Condivido completamente il metodo e il contenuto delle sue riflessioni a voce alta”.

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