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Istat: Italia vecchia. Lavora una donna su due

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Nel 2008 40mila nuovi cittadini stranieri

Michela Ravalico
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 Un Paese vecchio, dove lavora solo una donna su due in età "produttiva". Con un costante ingresso di nuovi cittadini stranieri e una pesante sacca di lavoro nero, soprattutto al Sud. E' questo il quadro dipinto dall'Istat nell'ultimo studio presentato stamattina, "Noi Italia. Cento statistiche per capire il Paese in cui viviamo". Al primo gennaio 2009 ci sono in Italia 143 anziani ogni 100 giovani e in Europa "solo la Germania presenta un indice di vecchiaia piu' accentuato". Con quasi il 12% dei 500 milioni di abitanti dell'Unione Europea l'Italia e' il quarto paese per dimensione demografica.  A partire dal 2001, sottolinea l'Istat, la popolazione ha ripreso a crescere dello 0,7% l'anno per effetto della crescita delle nascite e, soprattutto dell'immigrazione. La regione piu' anziana e' la Liguria, la piu' giovane la Campania. Il rapporto tra popolazione giovane e anziana e popolazione un' eta' attiva supera nel 2008 il 51%, uno dei livelli piu' elevati dell'Unione. Nel 2008, le persone potenzialmente in uscita dal mercato dal lavoro sono il 20% in piu' di quelle potenzialmente in entrata. Donne- Solo il 47,2% delle donne italiane in età da lavoro ha un impiego, contro la media Ue del 57,2% e contro il 70,3% degli uomini.  Sono escluse da questa statistica le casalinghe, lavoro a tutt'oggi non riconosciuto come tale. I dati sono del 2008, anno in cui è cominciata la crisi nel nostro Paese: dunque il tasso di occupazione ha segnato una battuta d'arresto dopo un lungo periodo di crescita (era occupato il 58,7% della popolazione nella fascia di età tra i 15 e i 64 anni), mentre per la prima volta dopo oltre un decennio la disoccupazione è tornata ad aumentare (6,7% rispetto al 6,1 del 2007).  Nuovi cittadini - Le concessioni di cittadinanza italiana agli immigrati sono state nel 2008 poco meno di 40mila: lo rende noto l'Istat nel volume «Noi Italia» presentato stamani. Il dato, sottolinea l'istituto, risulta in crescita contenuta rispetto al 2007, dopo un forte incremento registrato nel 2006. I cittadini stranieri in possesso di un valido permesso di soggiorno erano nel 2007 poco più di due milioni, mentre, al primo gennaio 2009 la popolazione residente straniera era di questi quattro milioni di persone, il 6,5% della popolazione residente in Italia, quasi il doppio rispetto al 2001. Circa il 51% degli stranieri possiede un titolo di studio fino alla licenza media, il 38,4% ha un diploma di scuola superiore e il 10,5% una laurea. Lavoro nero-  I lavoratori irregolari in Italia sono in calo ma al Sud uno su cinque resta in nero. Il record è in Calabria dove la quota di irregolari è al 27,3%.  Nel 2007, «la quota di unità di lavoro irregolari sul totale ammonta nel nostro Paese all'11,7%, in calo rispetto al biennio precedente» ma «le differenze territoriali sono rilevanti e il classico schema che vede le regioni del Nord e poi del Centro comportarsi meglio di quelle del Mezzogiorno - scrive l'Istat - è pienamente rispettato. La quota di lavoro irregolare del Mezzogiorno, infatti, è più che doppia rispetto a quella delle due ripartizioni settentrionali». Le quattro regioni del Centro nel loro insieme superano di poco il 10%. Tra le regioni meridionali spicca il valore particolarmente alto della Calabria (27,3%) seguita a distanza da Molise e Basilicata. Per contro il valore dell'Abruzzo è inferiore a quello medio nazionale. «Il lavoro sommerso, oltre a essere più diffuso nelle unità produttive di minori dimensioni, è anche caratterizzato - rileva ancora l'istituto di statistica - da forti specificità settoriali. Nell'agricoltura quasi un quarto dell'occupazione è irregolare, con una variabilità territoriale tutto sommato limitata. Di gran lunga inferiore, e sotto la media nazionale, la quota di irregolari nelle costruzioni, dove però le regioni meridionali registrano un valore intorno al 19%. Molto più contenuto il tasso di irregolarità dell'industria in senso stretto (3,8%) e quasi esclusivamente imputabile al Mezzogiorno». Nei servizi, infine, si osserva una quota di lavoro irregolare superiore a quella media nazionale (13,4%), con valori nuovamente più elevati nel Mezzogiorno (18,5%) Nuovi nati - Italia agli ultimi posti in Europa per la natalità ma ai primi per longevità: lo rileva l'Istat nel volume «Noi Italia» presentato oggi. Nel 2008, il tasso di natalità, 9,6 nati per mille abitanti, è tra i più bassi a livello comunitario mentre il tasso di mortalità 9,8 per mille, è prossimo a quello medio europeo. Con una vita media di 84 anni per le donne e di 79 anni per gli uomini, gli italiani sono ai primi posti nell'Unione Europea per longevità. L'Italia si colloca tra i paesi a bassa fecondità, con 1,41 figli per donna nel 2008: si tratta comunque del livello più alto registrato negli ultimi dieci anni e va attribuito soprattutto alla componente straniera. Con quasi il 12% dei circa 500 milioni di abitanti dell'Unione Europea, l'Italia è il quarto paese per dimensione demografica. L'Istat conferma che a partire dal 2001 la popolazione ha ripreso a crescere dello 0,7% l'anno, per effetto della crescita delle nascite ma, soprattutto, dell'immigrazione. Si celebrano 4,2 matrimoni ogni mille abitanti, più al sud che al nord. L'Italia e l'Irlanda sono i paesi Ue con la più bassa incidenza dei divorzi (8 ogni diecimila abitanti), anche se dal 2000 i divorzi in Italia sono aumentati del 35%.(

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