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Fuori le toghe

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Inaugurazione dell'anno giudiziario: a Palermo, Torino, Milano, Potenza, Venezia i magistrati escono dall'aula. Alfano: polemiche sterili

Albina Perri
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Il primo a uscire è stato Giancarlo Caselli, procuratore capo della Repubblica di Torino. "Ho aderito alla protesta  perchè voglio mettermi dalla parte dei cittadini", ha detto. Lo hanno seguito in gregge gli altri magistrati, quando ha preso la parola il rappresentante del ministro della Giustizia, Angelo Gargani. A Milano pure: via dall'aula quando ha preso la parola il sottosegretario il sottosegretario alla Giustizia Maria Elisabetta Alberti Casellati. A Palermo stessa scena: giudici senza toga tutti fuori. A Potenza idem. E pure a Venezia. A L'Aquila se ne stanno zitti con la Carta tra le mani. Così l'Anm sta manifestando oggi la sua protesta contro il governo, e il "disagio" di fronte a iniziative giudiziarie di governo e maggioranza "distruttive" della giustizia, mentre "mancano interventi per assicurare che il sistema funzioni con efficienza". Il segnale distensivo di ieri del pg di Cassazione, Vitaliano Esposito, che aveva usato parole benevole sul giusto processo, è già acqua passata, un ricordo. Lo scontro toghe-politica è in pieno atto. Alfano: poco credibili le obiezioni critiche che in maniera cieca non si accompagnano mai a nessun riconoscimento per le scelte coraggiose compiute dal Governo La risposta di Alfano-Il Governo è forte, l'esecutivo durerà per l'intera legislatura e non rinuncerà a operare per una riforma organica del sistema della giustizia. Il Guardasigilli, Angelino Alfano, tiene a sottolinearlo intervenendo a l'Aquila, presso la Scuola della Guardia di Finanza di Coppito, alla cerimonia di inaugurazione del nuovo anno giudiziario. Il ministro della Giustizia esclude ogni possibile 'resa' nel perseguimento di questo proposito, prefigurando una «azione organica» che investa l' intero sistema. Sarebbe infatti inutile «sprecare risorse» investendole in un sistema che non funziona. Quanto alle critiche, provenienti non solo dall'opposizione politica ma anche dall'interno del mondo della magistratura, dal Csm alla Anm, Alfano ritiene «poco credibili le obiezioni critiche che in maniera cieca non si accompagnano mai a nessun riconoscimento» per quelle che definisce come «le scelte coraggiose compiute dal Governo».  Il ministro stigmatizza le  "polemiche talora poco rispettose dell'autonomia del Parlamento,  l'unico potere -sottolinea- legittimato a selezionare tra possibili  soluzioni normative quella ritenuta più utile al Paese". Se il  "rispetto per l'autonomia e l'indipendenza della magistratura" restano fuori dubbio, considerando anzi "il recinto della giurisdizione come  sacro e inviolabile", Alfano tuttavia tiene a precisare: "I giudici  sono soggetti soltanto alla legge; ma alla legge, però sì. E le  leggi le fa il Parlamento che è libero, democratico, sovrano,  espressione del popolo italiano. Quello stesso popolo italiano in nome del quale i giudici pronunciano le loro sentenze: lo stesso!". Per il Guardasigili, quello compiuto dalla maggioranza e  dall'esecutivo "sono scelte di modernizzazione". Si tratta di "una  azione organica che solo un governo forte e di legislatura è in grado di affrontare, per restituire al Paese un sistema giudiziario  equilibrato ed efficiente". Pur ribadendo l'auspicio che "si possa  procedere a una riforma della giustizia che sia la più condivisa  possibile", Alfano rileva però che "purtroppo il dibattito politico  nazionale non si è indirizzato in tal senso". E allora, "con tutta  l'ostinazione di cui sono capace, intendo ribadire che il Paese non  merita questa resa e che noi non intendiamo piegarci alla logica della conservazione, non intendiamo sottrarci a questa sfida: la riforma  della giustizia è un dovere e una responsabilità che noi vogliamo  cogliere per intero".   Confermare lo 'status quo' del pianeta giustizia comporterebbe  per il ministro un ingiustificabile spreco di risorse pubbliche.  Infatti, spiega "investire risorse in un sistema che non funziona  significa sprecarle. Al contrario, dobbiamo creare efficienza per  liberare così risorse da investire nel sistema giudiziario, la  qualità del quale si misura sulla pelle dei cittadini. E sia chiaro:  una migliore organizzazione è possibile".

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