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Delitto di via Poma

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Oggi in aula l'ex fidanzato

Maria Acqua Simi
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È il 7 agosto del 1990.  Simonetta Cesaroni  viene uccisa con  una trentina di colpi di tagliacarte nell'ufficio dove lavora. Una morte che divisd l'Italia ma che, a distanza di vent'anni, ancora non ha un colpevole. Eppure oggi nell'aula bunker di Rebibbia i giudici della terza Corte d'Assise di Roma, presieduta da Evelina Canale, cercheranno di risolvere il mistero che da troppo tempo circonda la tragica morte di Simonetta Cesaroni. Sul banco degli imputati salirà l'ex fidanzato, Raniero Busco, che all'epoca era legato alla ragazza. Busco si sfilò quasi subito dalla rosa dei sospettati grazie a un alibi che allora convinse gli inquirenti e trovò riscontro nelle indagini. Ma lo scorso novembre il gup Maddalena Cipriani decise per il rinvio a giudizio di Busco con l'accusa di omicidio volontario: venne infatti rivenuta una traccia della sua saliva sul corpetto che la ragazza indossava quando fu uccisa. Sull'alibi del Busco (che ha sempre sostenuto di essere  con un amico, amico che poi ha negato) sorgono oggi le perplessità della procura di Roma. I primi accertamenti s'incentrarono su Pietrino Vanacore, il portiere del palazzo di via Poma, e Federico Valle, nipote di un vecchio architetto che abitava in quello stesso edificio. Furono prosciolti nel 1993 (il primo dall'accusa di favoreggiamento, il secondo da quella di omicidio); la decisione divenne definitiva nel 1995 dopo il ricorso in Cassazione. E da domani, in quell'aula di tribunale, ci saranno da una parte, le motivazioni dell'accusa per le quali l'arcata dentale di Busco è compatibile con la traccia di morso lasciata sul seno di Simonetta; e dall'altra, il consulente della difesa che solleverà dubbi. "Raniero Busco è stato incastrato - ha più volte sottolineato l'avvocato Paolo Loria - C'è in noi estrema delusione. Il pm ha fornito solo mezze prove; noi faremo emergere le contraddizioni di cui è piena questa vicenda. In aula dimostreremo che non ci sono prove a carico di Busco, ma solo una traccia che potrebbe essere stata frutto di contaminazione tra reperti". UN dibattimento, quello previsto in aula oggi, che potrebbe risolvere uno dei casi di cronaca nera più misteriosi nella storia d'Italia.

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