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Iran, Ahmadinejad "pronto a cooperare"

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Ieri il presidente iraniano ha annunciato la produzione di uranio arricchito al 20%

Eleonora Crisafulli
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Ahmadinejad fa un passo indietro. Dopo aver ordinato ieri l'arricchimento dell'uranio al 20%, il presidente iraniano ha dichiarato oggi che Teheran «è pronta a cooperare» con la comunità internazionale «nel campo dell'arricchimento», a patto che l'Occidente metta fine «alle sue politiche coloniali». Più che un ripensamento la dichiarazione sembra essere una risposta  al segretario alla Difesa americano, Robert Gates. Ahmadinejad cerca di prender tempo e assicura che eventuali sanzioni contro la Repubblica islamica «non serviranno a niente». Sanzioni internazionali - Ieri Gates, al termine dell'incontro con il ministro della Difesa italiana e dopo l'annuncio di Teheran, aveva lanciato un appello: «Se la Comunità internazionale resta unita nei confronti dell'Iran, siamo ancora in tempo affinché le pressioni e le sanzioni internazionali abbiano l'effetto desiderato, ma dobbiamo veramente lavorare tutti insieme», sottolineando però che «le pressioni devono essere sul governo e non sul popolo iraniano. Tutti vediamo cosa succede nel Paese. La Comunità internazionale non vuole far soffrire ancora di più la popolazione dell'Iran». Aveva inoltre ricordato che la Comunità internazionale ha offerto all'Iran «molteplici opzioni e opportunità per dimostrare le proprie intenzioni sul nucleare, ma i risultati sono stati molto deludenti». Avviata la produzione di uranio - Il presidente Ahmadinejad ha dato disposizione all'Organizzazione nazionale per l'energia atomica di avviare la produzione di uranio arricchito al 20%. Teheran è ormai in grado di utilizzare la tecnica laser e, grazie ad essa, di produrre uranio arricchito «a qualsiasi percentuale». Potrebbe superare quindi il 90% necessario per costruire armi atomiche, «ma per il momento non utilizzeremo questa tecnica». La Repubblica islamica ha respinto una proposta di accordo presentata nell'ottobre scorso da Usa, Russia e Francia che comportava la consegna del 70% delle sue scorte di uranio arricchito al 3,5%.

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