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Il cioccolato belga fatto dai bimbi-schiavi

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La denuncia delle Ong: il 99% del cacao raccolto in Ghana e Costa d'Avorio da 15mila ragazzini

Albina Perri
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Quel morbido, scioglievole, famoso cioccolato belga è prodotto dai bambini -schiavi. L''allarme è di Oxfam, una delle più grandi Ong, e  rilanciato oggi dal quotidiano fiammingo Het Laaste Niews, secondo il quale il 99% del cioccolato venduto dalle grandi distribuzioni contiene cacao proveniente da Ghana o Costa d'Avorio dove ragazzini vengono sfruttati nella raccolta del prodotto. Secondo quanto scrive il quotidiano, nell'Africa occidentale sono più di centomila i bambini che lavorano nel settore del cacao e 15 mila sono considerati dei veri e propri schiavi.  In Belgio, Kraft, la società di produzione del marchio Cote d'Or, ammette che il lavoro dei bambini costituisce un problema e spiega che non è in grado di garantire che il cioccolato non sia stato prodotto con cacao proveniente da zone dove viene utilizzato il lavoro dei bambini. Ma dal novembre 2009, spiega un rappresentante di Kraft citato dal quotidiano, «lavoriamo con cacao certificato da Rainforest Alliance e le piantagioni che impiegano il lavoro dei bambini perdono automaticamente questo riconoscimento». Sono almeno 15mila i bambini sotto gli 11 anni che vengono trasferiti a forza dal Mali alla Costa d'Avorio. Venduti dai genitori per 30 dollari. E sfruttati nelle piantagioni di caffè e di cacao. Sono piccoli schiavi neri venduti ad altri neri più ricchi. Costano trenta dollari Usa l'uno e sono almeno 15mila, secondo la polizia del Mali, ma stime esatte non esistono. Il loro unico compito è di trasportare e lavorare il cacao, per trasformare la polvere del cioccolato. E' una delle tristi storie della globalizzazione e questa volta i bianchi non c'entrano, almeno direttamente. Ad alimentare questo esodo forzato è invece la logica del mercato del cacao, uno dei prodotti naturali più trattati nelle borse merci del mondo. La BBC conduce da mesi un'inchiesta su queste nuove forme di schiavitù nell'Africa sub-sahariana e ora ha presentato un reportage impressionante dal Mali, uno Stato stabile, ricco di turisti francesi e in decollo economico; ma dove si vive ancora con un dollaro Usa al giorno.

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