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Esplosione a Pune (India), nove morti

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L'attentato nel locale, German Bakery. Tra le vittime una donna italiana di 37 anni

Michela Ravalico
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C'è anche una donna italiana, originaria di Arezzo, tra le vittime dell'orribile attentato che ha ucciso nove persone, a Pune, nell'India Occidentale. Si tratta di Nadia Macerini, 37 anni. La vittima lavorava per il centro di meditazione di Osho, uno dei guru indiani più famosi in Occidentesi. A riconoscere il corpo è stato proprio il suo maestro spirituale. Nell'esplosione è morto un altro straniero, l'iraniano Syed Abdul Khali, 26 anni, studente del Symbiosis College. L'attentato - E' salito a nove il bilancio dei morti nell'esplosione avvenuta sabato sera attorno alle 19.30 a Pune in un ristorante, The German Bakery, nella zona turistica della città. In aumento anche il numero dei feriti, salito a 60. Tra i feriti ci sarebbero molti stranieri di varie nazionalità tra cui thailandesi, iraniani, pakistani e pure un tedesco. Teatro dell'attacco il locale The German Bakery (nella foto un'immagine del caffé presa da Google Maps), nel parco di Koregaon. A pochi passi dal ristorante, sorge un centro culturale e religioso ebraico, punto di riferimento del movimento ortodosso Chabad-Lubavitch, i cui membri furono l'obiettivo degli attacchi del 2008 a Mumbai. Secondola rete Ndtv la deflagrazione e' avvenuta quando qualcuno ha cercato di aprire una borsa abbandonata. La bomba è esplosa attorno alle 19 ora locale. In quel momento il locale era pienissimo di avventori, sia indiani sia stranieri. Nello stesso quartiere c'è anche l'Ashram di Osho, uno dei luoghi più visitati dai turisti a Pune, dove lavorava anche la nostra connazionale rimasta vittima nell'esplosione.  Le indagini - Potrebbe esserci l'«Indian Mujahideen», gruppo responsabile di una serie di sanguinosi attentati avvenuti nel 2008, dietro l'attacco di sabato alla German Bakery. È quanto sostengono fonti dell'intelligence di Nuova Delhi, secondo cui le prove fin qui raccolte sembrano indicare che ci sia il «marchio»dell'«Indian Mujahideen», molto forte nello stato di Maharashtra e che a Pune conterebbe su una cellula attiva. Nato dalle costole del fuorilegge Movimento islamico degli studenti dell'India (Simi), da alcuni ritenuto legato al gruppo terroristico pachistano Lashkar-e-Toiba, l'Indian Mujahideen ha fatto la sua comparsa nella galassia del terrore nel novembre del 2007, rivendicando via e-mail una serie di attentati nello stato dell'Uttar Pradesh.Ma è l'anno successivo che la violenza del gruppo emerge con tutta la sua forza, con una serie di attentati che fanno decine di morti: il 13 maggio del 2008 rivendica la responsabilità di un attacco a Jaipur, dove si contano 63 vittime, e minaccia «guerra aperta contro l'India». Due mesi dopo, il 26 luglio, con una mail inviata ai media locali, il gruppo preannuncia una serie di esplosioni ad Ahmedabad, capitale del Gujarat, avvertendo che la gente «proverà il terrore della morte» in nome di Allah. Muoiono 45 persone

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