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A L'Aquila la protesta delle chiavi

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Migliaia di cittadini forzano la zona rossa

Eleonora Crisafulli
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Torna a L'Aquila la protesta delle chiavi. Così gli abitanti della città colpita dal terremoto lo scorso aprile manifestano la loro intenzione di riapproprairsi del loro territorio. «Riprendiamoci la città» è il grido comune. Gli aquilani questa volta, però, non si sono accontentati di varcare le barricate per raggiungere piazza Palazzo, la piazza del Comune, ma hanno proseguito oltre raggiungendo via Sallustio, una delle arterie principali e poi tutti quei vicoli per dieci mesi interdetti ai cittadini, la cosiddetta zona rossa. Sulle transenne hanno appeso simbolicamente le chiavi dei propri appartamenti che devono ancora essere ristrutturati. Inoltre, diversamente dalla scorsa settimana, quando nessun politico aveva partecipato alla manifestazione, ieri il sindaco Massimo Cialente e la presidente della Provincia, Stefania Pezzopane, si sono uniti al corteo per un confronto. Numerose sono state le proteste contro il primo cittadino - che ricopre il ruolo di vice commissario della ricostruzione - a causa i ritardi negli interventi nel centro storico e nella rimozione delle macerie che sono ai lati delle vie e delle piazze principali. Cialente si difende: «Bisogna mettersi nei panni dei dirigenti del Comune dell'Aquila, che sono intimoriti di fronte a un sistema che interviene al primo sbaglio o, addirittura, interviene senza sapere chi ha sbagliato o meno». E rileva che «con l'atmosfera che si sta creando a livello nazionale per le inchieste sugli appalti, sta partendo un meccanismo negativo e problematico per la ricostruzione». Sottolinea, però anche le ragioni dei cittadini che esprimoo la loro rabbia, sempre più preoccupati per i ritardi.  A proposito del problema principale, quello della rimozione delle macerie, infine riconosce: «Da soli non ce la possiamo fare, non è possibile smaltire 4 milioni di tonnellate di macerie come se fossero sacchetti di immondizie. Neanche la Protezione civile è stata in grado di risolvere il problema, ma se non si rimuovono le macerie non è possibile la ricostruzione».

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