Passata la festa, gabbato Craxi
La figlia Stefania: a Milano si sono tutti dimenticati dell'intitolazione di un parco o di una via a mio padre
Passata la festa, gabbato lo santo. Era un mese fa, quando su tutti i giornali si parlava di Craxi, della sua vita, della sua morte e delle suo opere. E della targa, del parchetto o della via che Milano gli avrebbe intitolato. Ma da allora, nessuno in città ne ha parlato più. La figlia Stefania non ha nascosto la sua amarezza nel constatare che l'annunciata intitolazione di una via o di un parco a Milano all'ex leader del Psi sembra essere uscita dall'agenda politica del sindaco Letizia Moratti. «Questo silenzio mi stupisce molto - ha osservato Stefania Craxi, a margine di un convegno della Camera di Commercio di Milano - come mi stupì, allora positivamente, l'urgenza dimostrata tra la fine del 2009 e l'inizio del 2010 dallo stesso sindaco Moratti per l'intitolazione di una via o di un parco di Milano alla memoria di mio padre. Aspetto con fiducia che questa decisione diventi operativa». Le inchieste servirono esclusivamente per scardinare un sistema politico, non per sconfiggere la corruzione, che è invece ancora presente. Stefania Craxi, oggi sottosegretario agli Esteri, ha escluso che l'esplosione di nuovi casi di corruzione, a partire da quello che ha portato all'arresto del consigliere comunale di Milano Milko Pennisi, possano aver convinto il sindaco Moratti a un ripensamento. «Tutti dicono che non siamo davanti a una nuova Tangentopoli - ha puntualizzato Stefania Craxi - lo credo anch'io: i fatti di questi giorni sono molto peggio. Allora c' era un sistema di finanziamento in vigore dagli inizi della Repubblica, animato da forti motivazioni politiche anche se sostenuto con metodi illegittimi condivisi da tutti. Oggi siamo di fronte a ruberie personali, che dimostrano il completo fallimento delle inchieste di allora della magistratura. Le inchieste servirono esclusivamente per scardinare un sistema politico, non per sconfiggere la corruzione, che è invece ancora presente».