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Appunto/Filippo Facci

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Daniela, Garnero e Santanché

francesca Belotti
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Basta saperlo. In politica le parole non valgono nulla, sono aria, niente, suggestione del momento: basta saperlo. Più di due anni fa, Daniela Garnero Santanché disse che «Berlusconi è un genio, è sempre carino, attento, umanamente straordinario, si ricorda di tutte le persone e sa fare squadra, uomini così ne nascono pochi». E disse che Gianfranco Fini aveva «capacità senza pari di capire la politica, le sue uscite sugli immigrati o su Israele appartengono a una destra moderna e non populista». Poi, meno di due anni fa, Daniela Santanché disse che Fini era un «traditore» e che «un solo voto è inutile per le donne italiane, quello per Berlusconi», il quale «ci vede solo orizzontali» e «ha sempre utilizzato le donne come il predellino della sua Mercedes», oltretutto «è ossessionato da me, ma tanto non gliela do». Ora, anzi da un po', è tornata più o meno sulle prime posizioni: è entrata nel Pdl e diventerà sottosegretario. E non c'è problema, basta che sia ufficiale: in politica le parole non valgono nulla. Purché, ecco, la regola valga sempre e per tutti: altrimenti saremmo costretti a pensare che Daniela Santanché sia stata perdonata in quanto gentildonna, sarebbe cioè stata oggetto di una forma pur inversa di discriminazione. Dall'alto delle sue battaglie, non potrebbe certamente sopportarlo.

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