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Roma, gioca al tiro al bersaglio

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Ferisce un ragazzo di 15 anni che è stato raggiunto da un pallino di piombo

francesca Belotti
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Faceva il tiro a segno sulle persone sparando con una pistola beretta ad aria compressa e così facendo ha ferito uno studente alla testa, fortunatamente solo di striscio. L'uomo ora è stato arrestato dalla polizia per lesioni dolose aggravate, ricettazione e porto abusivo di strumento atto ad offendere. È accaduto ieri mattina a Roma in via Manin, un uomo, D.P.L., 39 anni, si è affacciato dalla stanza di un albergo dove alloggiava e ha iniziato a sparare alcuni colpi su un gruppo di studenti: un ragazzo di 15 anni è stato raggiunto da un pallino di piombo 4,5 mm che era a Roma per una gita scolastica insieme ad alcuni compagni. Portato al pronto soccorso gli è stata riscontrata una ferita lacero contusa alla testa e dimesso con una prognosi di 7 giorni. Gli agenti del commissariato del Viminale intervenuti sul posto hanno individuato la finestra dello sparatore in un albergo di via dell'Amendola che si affaccia per l'appunto in via Manin: A.D.L. era fuori dell'hotel e appariva preoccupato per la presenza degli investigatori e infratti perquisendo la sua stanza i poliziotti hanno trovato e sequestrato, nascosta nell'armadio sotto una coperta, una pistola Beretta calibro 4,5 mm priva del tappo rosso, con incorporato un cilindro contenente gas CO2; nascosti poi dentro una valigetta c'erano più di 600 proiettili di metallo e 10 capsule di CO2, utilizzate per alimentare l'arma e documenti rubati. La pistola è una replica di una Beretta, ed è considerata di libera vendita, con l'unico obbligo del rivenditore di annotare su un apposito registro le generalità dell'acquirente. Una vicenda che ha fatto ricordare il dramma della studentessa universitaria Marta Russo, uccisa alla "Sapienza" la mattina del 9 maggio 1997 da due assistenti universitari Giovanni Scattone, condannato a sei anni di reclusione per omicidio colposo e Salvatore Ferraro, che ebbe 4 anni per favoreggiamento. Il colpo mortale partì accidentalmente, come stabilito con sentenza definitiva dalla Cassazione, da una finestra dell'istituto di Filosofia del Diritto.

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