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Aumenta la disoccupazione per i laureati

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Modeste anche le retribuzioni: il rapporto Almalaurea

Monica Rizzello
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Scende il livello di occupazione per i laureati. A un anno dal conseguimento della laurea, infatti, il tasso di occupazione tra i laureati di primo livello è pari al 62%, scendendo di quasi 7 punti percentuali rispetto alla rilevazione dell'anno precedente, mentre per quelli di secondo livello è pari al 45,5% (oltre 7 punti percentuali in meno) e si attesta invece al 37% per i laureati a ciclo unico, con una flessione di oltre 5 punti percentuali. Sono alcuni dei dati che emergono dal XII rapporto del consorzio interuniversitario “Almalaurea” sulla condizione occupazionale dei laureati. Presentato questa mattina nella sede della Crui (Conferenza dei rettori delle università italiane), il rapporto ha coinvolto oltre 210 mila laureati, con una partecipazione degli intervistati del 90%. L'analisi riguarda i laureati 2008 (intervistati dopo un anno), che hanno iniziato a lavorare dopo aver conseguito il titolo. «Anche se non si deve essere catastrofisti, la situazione - ha affermato il direttore di Almalaurea, Andrea Cammelli - è piuttosto preoccupante. La disoccupazione, infatti, è cresciuta rispetto allo scorso anno. Occorre farsi carico di una vera e propria emergenza giovani, che sono da sostenere con attenzione in una realtà, come quella italiana, dove rappresentano una “risorsa scarsa”, ben più di quanto avvenga in altri paesi». Secondo il rapporto, infatti, la disoccupazione è lievitata sensibilmente passando dal 16,5 al 22%, e non solo tra i laureati triennali. Per i laureati magistrali, la disoccupazione è passata dal 14 al 21%, così come per i laureati a ciclo unico (medicina, architettura, veterinaria, giurisprudenza): dal 9 al 15%. Una tendenza, questa, che si registra indipendentemente dal corso di studio e dalla sede degli studi e che si estende anche ai laureati a tre e a cinque anni dal conseguimento del titolo. Diminuisce il lavoro stabile, mentre le retribuzioni, già modeste (di poco superiori a 1.100 euro a un anno dalla laurea), perdono potere d'acquisto. Nonostante questo, la condizione occupazionale e retributiva dei laureati resta migliore di quella dei diplomati di scuola secondaria superiore. Secondo i dati Istat e Oecd riportati nel Rapporto Almalaurea, infatti, i laureati presentano un tasso di occupazione di oltre 10 punti percentuali maggiore rispetto ai diplomati (78,5% contro 67%). Lo stesso vale per la retribuzione: nell'intervallo 25-64 anni di età, risulta infatti più elevata del 55%, rispetto a quella dei diplomati. Il rapporto, poi, sottolinea la modestia delle risorse destinate a istruzione superiore e ricerca. Fra i 27 paesi dell'Unione europea, il finanziamento pubblico italiano in istruzione superiore si attesta allo 0,80% del Pil, ed è più elevato solo di quello della Bulgaria. Al settore ricerca e sviluppo l'Italia ha destinato l'1,2% del Pil nel 2007, risultando l'ultimo fra i paesi più avanzati. Negativo, poi, il mercato del lavoro nazionale, che, su 100 nuove assunzioni, prevede di avere bisogno di 12 laureati, rispetto a quello degli Stati Uniti che ne prevede 31. Secondo Angela Costabile, docente dell'università della Calabria, delegata del rettore all'orientamento, questo rapporto mette il luce il ruolo che le università dovranno ricoprire: «Favorire il rapporto con il mondo del lavoro è uno dei compiti che le università dovranno darsi». Il rapporto Almalaurea presentato oggi sarà poi discusso da autorevoli studiosi e rappresentanti del mondo del lavoro al convegno “Investimenti in capitale umano nel futuro di Italia ed Europa”, che si terrà il 19 marzo all'università della Calabria, a Cosenza.

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