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Uno degli assassini di Lorena Cultraro:

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"Sono stato un animale, mi pento e chiedo perdono"

Monica Rizzello
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Scrive una lettera dal carcere, alla vigilia del processo in Cassazione, uno degli assassini di Lorena Cultraro, la 14enne violentata e uccisa nelle campagne di Niscemi nel 2008: "Sono stato un animale. Mi pento e chiedo perdono". Lorena fu uccisa il 30 aprile del 2008, e il suo corpo fu trovato undici giorni dopo in un pozzo, vicino ad un casolare. Giuseppe, che all'epoca del violento omicidio era minorenne, parla per la prima volta. Scrive una lettera dal carcere - dove sta scontando una condanna a 20 anni - a News Mediaset, l'agenzia di notizie tv del Gruppo Mediaste: "Ancora oggi ho tanti rimorsi per quanto successo - scrive - quando ripenso a questa storia mi viene da paragonarmi ad un animale, perché animale alle fine lo sono stato, senza testa e senza cuore". "Ancora oggi non riesco a spiegarmi come ho potuto avventarmi contro una ragazza come Lorena, perché era indifesa e soprattutto non meritava una fine così orrenda...le donerei la mia vita per farla rivivere con tutta la gioia che non le mancava mai". Giuseppe e due suoi amici confessarono di averla violentata e uccisa perché Lorena raccontava di aspettare un figlio da uno del gruppo, creando in questo modo problemi con le fidanzatine ufficiali. L'omicidio fu pianificato e la ragazzina fu attirata in una trappola. La perizia della procura stabilì però che non c'era alcuna gravidanza. Nelle due pagine scritte a mano il 18enne chiede perdono alla famiglia Cultraro: "Mi reputeranno un mostro, gli do pienamente ragione perché gli è stata strappata per sempre una figlia ancora 13enne...". Tra quattro giorni la cassazione deciderà sui 20 anni di carcere stabiliti per i tre ragazzi, e il giovane spera evidentemente nella clemenza della sentenza - "Vorrei avere un'altra opportunità... sacrificare la mia vita per fare del bene a chi è in difficoltà: mi pento, mi pento e mi pento, chiedo perdono e spero che Lorena non sarà mai dimenticata" – la stessa clemenza che i tre non ebbero per Lorena.

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