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Stop alle protesi mammarie difettose

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Il ministero della Salute ritirerà dal commercio i prodotti della Poly Implant Prothèse

Eleonora Crisafulli
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Le protesi mammarie della Pip (Poly Implant Prothèse) dall'etichetta contraffatta saranno ritirate dal commercio. Lo ha annunciato il ministero della Salute che, dopo l'allarme lanciato dall'Afssaps, l'Agenzia per la sicurezza sanitaria francese, ha inviato una Circolare alle Regioni, all'Istituto superiore di sanità, agli Ordini dei medici e dei farmacisti, ai medici di famiglia e ai Carabinieri dei Nas. Nel testo si legge «che la ditta distributrice in Italia di tali dispositivi provvederà al ritiro dei prodotti già distribuiti e che i Nas effettueranno controlli e sequestreranno i prodotti eventualmente ancora presenti sul territorio nazionale». La tracciabilità - Il sottosegretario alla Salute, Francesca Martini, appellandosi «alla serietà e alla coscienziosità dei medici chirurghi» ha inoltre chiesto di «verificare se anche in Italia ci sono stati impianti di protesi difettose». In una nota ha scritto: «Auspico che il Ddl che ho promosso e messo a punto insieme alle Società scientifiche e ai chirurghi sull'istituzione dei Registri nazionale e regionali degli impianti di protesi mammarie, approvato dal Cdm il 19 febbraio scorso, passi al più presto l'esame della Conferenza Stato-Regioni per poi essere approvato dalle Camere. Purtroppo fino a che il provvedimento non diverrà legge non sarà possibile tracciare le donne che hanno subito questo tipo di intervento e quindi conoscere quale tipo di protesi è stata loro impiantata. È evidente che la tracciabilità di questi interventi è cruciale per tutelare la salute di tutte le donne che per qualsiasi motivo, anche puramente estetico, accedono a questa tipologia di interventi. Per questo è importante che il provvedimento sull'istituzione dei registri divenga presto legge. Esso prevede infatti la piena tracciabilità dell'intervento, delle protesi utilizzate e del follow up delle pazienti. Inoltre, prevede obblighi informativi alle pazienti sull'intervento, sui materiali e sulle tecniche utilizzate, sul decorso clinico e sui potenziali fattori di rischio e introduce il divieto di impianto a fini estetici per le minori di 18 anni, il cui fisico non ha ancora completato lo sviluppo».

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