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Agricoltura, Galan al posto di Zaia

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L'incontro sigla il patto tra i due. Si pensa a un semi presidenzialismo alla francese

Albina Perri
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Prima intesa sulle riforme: federalismo, giustizia, forma di governo, fine del bicameralismo perfetto. A una settimana dalle elezioni Regionali, il consueto caminetto ad Arcore tra Berlusconi e Bossi si è trasformato in qualcosa di più. Intanto il parterre, più ricco che mai. Insieme al Senatur, oltre al figlio Renzo, anche il ministro Calderoli, il sottosegretario Aldo Brancher, il governatore del Piemonte Cota. C'è anche il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, d'altra parte la riforma del fisco fa parte dell'agenda del premier per i prossimi tre anni. In più ci sono i coordinatori nazionali del Pdl. Un occasione per fare il punto all'indomani di quelle elezioni che hanno visto il Carroccio conquistare due Regioni e rivendicare una 'cabina di regià delle riforme. Ma anche per risolvere il nodo del ministero dell'Agricoltura, lasciato vacante da Luca Zaia. Alla fine la decisione è stata quella di rispettare il patto pre-elettorale siglato tra Berlusconi e Bossi e quindi di dare quel ministero al governatore uscente del Veneto, Giancarlo Galan. Secondo quanto viene riferito, l'intesa raggiunta prevede che a Umberto Bossi e a Calderoli vada la delega per le riforme istituzionali (quasi pleonastico nel caso del senatur che delle Riforme è ministro). Berlusconi è infatti convinto di poter contare sulla lealtà della Lega che ha come obiettivo primario il federalismo, ma che è pronto a fornirgli una spalla forte per la riforma cui lui tiene di più: ossia quella della giustizia. Oltre, ovviamente, alla legge sulle intercettazioni, che sta per riprendere il suo cammino al Senato, e pure a quella che Berlusconi definisce una legge liberticida, ovvero quella sulla par condicio. Quanto alla forma di governo, la Lega ha messo sul piatto anche la proposta di semi presidenzialismo alla francese, rilanciata in questi giorni dai suoi vertici. Berlusconi non sarebbe però entrato in 'tecnicalità': la sua priorità è che ci sia l'elezione diretta, sia essa del premier o del capo dello Stato. Ma il Pdl vuole giocare il suo ruolo in questa partita. Gli 'espertì stanno elaborando un testo di riforma istituzionale e oggi alle 18 è prevista una riunione dell'ufficio di presidenza del partito in cui si discuterà proprio della road map delle riforme da realizzare. Scajola: Silvio resta leader- La Lega ricordi che "il Pdl resta di  gran lunga il maggior partito della coalizione" e quindi niente   dicktat nè sulle riforme nè sulle candidature alla comunali del 2011. Lo dice Claudio Scajola a 'Libero'. Secondo il ministro per lo Sviluppo economico nella dialettica tra Lega e Pdl in vista delle comunali occorre che il Popolo delle   Libertà riprenda l'iniziativa "politica e organizzativa. E' normale che la Lega, forte del buon risultato elettorale, avanzi candidature.  Ma bisogna ricordare che il Pdl resta di gran lunga il maggior partito  della coalizione. Anche alle Regionali, nonostante l'astensione,  abbiamo preso oltre 7 milioni di voti, mentre la Lega è a 2,7   milioni, poco più di un terzo. Anche gli amici leghisti hanno perso   qualche voto rispetto alle Europee, ma hanno dimostrato una maggiore   capacità di portare i propri elettori alle urne". Scajola, poi, chiude all'ipotesi di un leghista a Palazzo Chigi  nel 2013: "Palazzo Chigi è molto ben occupato da Silvio Berlusconi e   continuerà ad esserlo per molti anni ancora".

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