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Bialetti chiude lo storico stabilimento

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La produzione della moka sarà trasferita dal Piemonte all'Est europeo

Eleonora Crisafulli
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La fabrica di Crusinallo, dove nel 1919 fu fondata la Bialetti, chiude i battenti. Lo ha annunciato oggi l'azienda, ventilando, in un comunicato, la possibilità di trasferire la produzione italiana della moka dal Piemonte all'Est Europa. Il nuovo modello di business integrato scelto dal gruppo consentirebbe di «mantenere nel territorio del Verbano-Cusio-Ossola alcune parti ad alto valore aggiunto del processo produttivo attraverso fornitori strategici che già da tempo collaborano con la società». La fase di ricerca, lo studio del design e la definizione degli standard di qualità saranno centralizzati presso lo stabilimento di Coccaglio a Brescia e i 120 lavoratori, tra impiegati ed operai, della fabbrica di Crusinallo abbandoneranno la vecchia produzione di moka express.   Nonostante l'azienda fosse da tempo in crisi, i sindacati non avevano previsto la chiusura dello stabilimento. Subito dopo l'annuncio le organizzazioni dei lavoratori hanno chiesto l'intervento degli enti locali, della Regione Piemonte e dei parlamentari piemontesi. La Provincia del Verbano-Cusio-Ossola si rivolgerà al neo presidente regionale, Roberto Cota. D'altra parte la Bialetti si è detta disponibile ad aprire un tavolo con i sindacati per individuare il miglior percorso e le migliori soluzioni in termini di ammortizzatori sociali e piani di formazione, riqualificazione/ricollocamento. Il padre dell'industria della moka per eccellenza, Alfonso Bialetti, aprì l'officina di Crusinallo per produrre semilavorati in alluminio, ma nel 1933 punto tutto sul caffè. L'omino coi baffi entrò presto nelle case degli italiani per non lasciarle più. Oggi la Bialetti Industrie, nata dalla fusione di Alfonso Bialetti & C. con Rondine Italia, è impegnata in più settori produttivi e immette sul mercato accessori da cucina, piccoli elettrodomestici, caffettiere non elettriche. Cinque le filiali all'estero (Francia, Germania, Spagna, Turchia, India) e cinque gli stabilimenti produttivi.

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