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Venezuela, 'ndrangheta brucia voti degli italiani all'estero

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Distrutte migliaia di schede delle politiche 2008

Monica Rizzello
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La ‘ndrangheta colpisce anche all'estero. Sembrerebbe infatti che migliaia di schede con il voto regolarmente espresso da italiani residenti in Venezuela per le elezioni politiche del 2008 siano state bruciate in un grande falò. È quanto emerge dai contenuti di un'intercettazione telefonica tra il faccendiere Aldo Miccichè, originario di Reggio Calabria, ma da anni in America Latina e in contatto con le cosche della Piana di Gioia Tauro, e un funzionario già di Fi e attualmente del Pdl, Filippo Fani. La conversazione di Miccichè con Fani, nella quale il primo svelava i particolari della distruzione delle schede, è stata intercettata nell'ambito di un'inchiesta sfociata poi nel processo “Cent'anni di storia”, che si sta celebrando davanti alla Corte d'assise di Palmi e che riguarda gli arresti dei presunti responsabili di una serie di crimini avvenuti nell'area di Gioia Tauro a seguito della rottura tra i due clan storici della zona, i Piromalli e i Molè. Miccichè, rifugiatosi in Venezuela per sfuggire alle condanne che deve scontare in Italia, dice a Fani, in contatto con Barbara Contini che si occupava delle circoscrizioni estere: «Sai cosa ho fatto? Ho messo il tappo della benzina...così si è risolto ogni problema. Ho le ceneri, ve le posso mandare». A preoccupare Miccichè era una «candidata comunista di qua che ha chiesto aiuto a Chavez». Le intercettazioni fanno parte di un rapporto di oltre 300 pagine che la Questura di Reggio Calabria ha spedito il 2 maggio del 2008 alla Procura antimafia reggina. Una parte di queste conversazioni, quelle che riguardano in particolare il senatore Marcello dell'Utri, sono state inviate a Palermo dove si celebra il processo d'appello al senatore del Pdl.

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