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Legittimo impedimento, il pm: incostituzionale

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Al processo per i diritti tv di Mediaset il magistrato De Pasquale chiede ai difensori di Berlusconi di non avvalersi della legge, pena ricorso alla Consulta

Albina Perri
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La legge sul legittimo impedimeno è incostituzionale. Per questo si farà ricorso alla Consulta. Lo dice il Pm di Milano, Fabio De Pasquale, al processo per i diritti tv di Mediaset dove Silvio Berlusconi è imputato di frode fiscale. Per  il pm la legge, nella sua interpretazione letterale e sistematica, rappresenta un caso di "tanto rumore per nulla perché la novità normativa che introduce è veramente modesta". Intervenendo al processo sui presunti fondi neri di Mediaset, il rappresentante della pubblica accusa ha spiegato che questa legge si limita ad ampliare i casi di legittimo impedimento già riconosciuti dall'ordinamento, "ma non dice nulla sul fatto che il legittimo impedimento produca o meno impossibilità assoluta a comparire in aula del presidente del Consiglio".  Tuttavia, aggiunge De Pasquale, se il tribunale dovesse ritenere che la certificazione del segretario generale della Presidenza del Consiglio sull'impossibilità di Berlusconi a partecipare al processo fino alla data del 21-28 luglio, presentata dalla difesa dell'imputato in apertura d'udienza possa portare a un rinvio, saremmo di fronte a "un'interpretazione costituzionalmente illegittima". "In tal caso - afferma il Pm - chiedo di sollevare questione di legittimità costituzionale per contrasto con gli articoli 138 e 101 della costituzione".   Ma la richiesta principale della Procura ai giudice è quella di invitare la difesa Berlusconi a fornire delle date per la celebrazione delle udienza: "Anche di sabato e di domenica", aggiunge il pm De Pasquale.

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