Fini lancia il "modello italiano"
Per il presidente della Camera è opportuno ma non indispensabile che la riforma sia condivisa dalle forze politiche
«Non so se il modello francese sia il migliore per il nostro Paese. Potremo anche dare vita ad un sistema tutto italiano». Gianfranco Fini torna sul tema riforme e sul semipresidenzialismo durante un incontro a porte chiuse con gli studenti di un liceo romano. Riforma condivisa - Il presidente della Camera spiega poi che «è opportuno ma non indispensabile che una riforma così importante come quella del sistema italiano sia condivisa da un numero il più ampio possibile delle forze politiche». La Costituzione inoltre prevede lo scattare del referendum ove le modifiche della Carta non vengano fatte con una maggioranza frutto di una grande condivisione: «Sulla base dell'esperienza passata - dice Fini ricordando la riforma varata nella XIV/a legislatura - c'è il rischio che il referendum imponga "un prendere o lasciare", visto che questo strumento non prevede soluzioni parziali. Ove ciò accada si rischia di buttare all'aria tutto il buon lavoro fatto. Per questo bisogna cercare fino all'ultimo di coinvolgere il più possibile una maggioranza quanto più vasta». Tornando a un possibile modello italiano, Fini precisa che «al di là delle scelte, dobbiamo stare attenti al principio che bisogna garantire e cioè che una democrazia risponde a due fattori: quello rappresentativo e quello governante».