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Fini non molla (per ora)

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Il presidente della Camera : non ho intenzione di togliere il disturbo dal PdL. Ma poi rompe: non starò nemmeno zitto. Saremo una minoranza con diritto di dissenso. Gli ex di An: noi nel partito a prescindere da lui

Albina Perri
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Ma 'ndo va, dicono a Roma. Gianfranco Fini zittisce tutti con una frase che non lascia spazio a dubbi. Altro che gruppi misti, altro che flirt con il centrosinstra, lui sta nel PdL punto e basta. Ci sta sempre rompendo, però. Nel senso che dirà la sua e sarà-ovviamente-controcorrente. "Non ho intenzione di stare zitto né di togliere il disturbo", ha detto infatti l'ex leader di An.  "Ma ora si apre una fase nuova con un confronto aperto nel partito".  Detto fatto, FareFuturo organizza la resistenza: sul web il direttore Rossi scrive che è tempo di disobbedire. Come ha detto anche Fini. "Ci sono dei momenti in cui bisogna guardarsi allo specchio. Decidere se si è disposti a rischiare per le proprie idee. Questo è il momento", ha detto Fini agli esponenti ex An riuniti nella sala Tatarella di Montecitorio.  S'è guardato, Fini, e ha pensato che coi numeri che ha forse è meglio se resta. Alla faccia di quel che pensa Italo Bocchino. Anzi: il vicepresidente dei deputati del Pdl è stato strapazzato da Fini perché in questi giorni ha parlato troppo.  "Berlusconi deve accettare anche il  dissenso", il Pdl non è il partito del predellino, ha continuato. Dimenticandosi di quando proprio lui azzerò i suoi colonnelli di An perché stavano creando correnti e correntine che a Fini proprio non andavano giù. Ma si sa, il dissenso è sempre relativo: dipende se lo fai o se lo subisci. "Questa - ha aggiunto il presidente della Camera - è una fase complicata, non ce la facevo più a porre sempre le stesse questioni al presidente del Consiglio". Il presidente della Camera esclude la strada delle elezioni. Esclude pure la spaccatura del partito. E' necessario - ha ragionato durante l'incontro con gli ex An che andranno a far parte della componente interna del Pdl - però un dialogo aperto.  Fini è stato lungamente applaudito dai presenti nella sala Tatarella. I due documenti- Il discorso di Fini ha prodotto un documento, sottoscritto da 75 parlamentari ex An. Gli ex di Fini dicono che sì-bisogna aprire dibattiti all'interno del Pdl, ma il partito non si abbandona. Che Fini ci sia o meno. Altri cinquanta invece, hanno dato solidarietà a Fini. Tra questi Italo Bocchino. Per loro la presenza di Fini è imprescindibile. La corrente finiana, insomma, è già spaccata in due.  La minoranza non solo è minoranza, ma è pure divisa a metà. Per l'ex leader di An "Berlusconi pensa che ci siano delle incomprensioni", invece "il problema è solo politico".   "Ci sono punti di vista diversi tra me e il premier" La difficile relazione di Fini- Il Pdl "è un progetto politico riuscito solo in parte", il problema "non è di poltrone o di potere", la questione è che "c'è una scarsa attenzione alla coesione sociale del Paese" e il motivo è da ricondurre "al rapporto con la Lega". Inizia così 'la relazione' di Gianfranco Fini agli esponenti ex An.   Il presidente della Camera sottolinea soprattutto il tema delle riforme. "Mancano proposte precise", è il ragionamento della terza carica dello Stato. Fini spiega anche che alla base dei contrasti con Berlusconi non c'è un problema Tremonti.  "Non è la riproposizione della polemica con il ministro dell'Economia" dice Fini. Per l'ex leader di An "Berlusconi pensa che ci siano delle incomprensioni", invece "il problema è solo politico".   "Ci sono punti di vista diversi tra me e il premier", osserva ancora il presidente della Camera. "Se giovedì non usciremo con un'ampia maggioranza sul documento del presidente nel Consiglio, ma con una pattuglia minoritaria in polemica con la maggioranza, significa che ci sarà un confronto aperto. Comincerà una fase nuova. Il problema - aggiunge ancora Fini - che si porrà sarà: il dissenso interno può esistere o siamo il partito del predellino? Sarà il momento della verità, un momento anche delicato", conclude Fini. Per la terza carica dello Stato, quindi, "la fase del 70 a 30 è finita. Spero che Berlusconi accetti che esista un dissenso, vedremo quali saranno i patti consentiti a questa minoranza interna". Il documento "anti-Fini"- Intanto gli ex uomini di Fini firmano un documento che frena le bizze dell'ex capo. Nel Pdl serve dibattito, dicono, ma comunque non ci si separa. Anzi: il Pdl è un gran partito. - Il Pdl è una scelta “giusta e   irreversibile”.  I 74 sono 41 deputati e di 33 senatori, oltre al sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Per le prossime ore sono attese nuove adesioni. Primi firmatari il capo gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, e i ministri Ignazio La Russa, Altero Matteoli e Giorgia Meloni. Confronto e democrazia interna al Popolo della Libertà, questa l'indicazione contenuta nel documento. Non si possono "ignorare - affermano - i problemi politici e organizzativi che il Pdl deve affrontare e le stesse osservazioni avanzate da Fini devono ovviamente essere oggetto di corretta valutazione. Per difendere e rafforzare l'unità del Pdl è necessario dare luogo a un costante, libero, proficuo confronto di idee, che si basi sul regolare e sempre più frequente incontro degli organi statutari del partito e dei gruppi parlamentari". Il Pdl deve essere "protagonista, prima forza politica italiana e guida della coalizione di centrodestra". Su questi fronti il Pdl deve essere "protagonista, prima forza politica italiana e guida della coalizione di centrodestra". Inoltre "deve essere centrale la nostra vocazione a tutela dell'unità nazionale, nel rispetto delle specificità locali. Per questo è necessario attuare, insieme al presidenzialismo, il federalismo fiscale, in modo efficace e solidale per ridare slancio all'economia dei territori, in particolare quelli del Nord, da sempre locomotiva dello sviluppo. Non deve essere trascurato, o peggio ancora accresciuto con messaggi equivoci, il disagio dei cittadini a fronte dei guasti provocati dall'immigrazione clandestina. Le angosce di La Russa - Inquietudine viene espressa dal ministro della Difesa, Ignazio La Russa, coordinatore nazionale del Pdl per la decisione di Fini di creare una minoranza organizzata. E' una soluzione "migliore della scissione" ma, comunque, un'evoluzione che non lo lascia tranquillo. "Devo dire - ha detto a Milano - che avevo temuto che i venti di guerra prevalessero, non dico nel senso della scissione, ma nella formazione di un gruppo autonomo. Ma anche che non è che la condizione di una minoranza organizzata, che prescinda quindi dai singoli temi, mi lasci tranquillo perchè non sempre la guerra civile è preferibile. Bisogna vedere poi, se minoranza sarà, come si atteggerà". 

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