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Petrolio in mare, un disastro epocale

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Una macchia di greggio continua a estendersi nel Golfo del Messico, dopo che una piattaforma è affondata

Eleonora Crisafulli
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Un disastro ambientale senza precedenti. Una macchia di petrolio larga 32 chilometri quadrati continua a estendersi nel Golfo del Messico, dopo che una piattaforma era affondata nei giorni scorsi a largo delle coste della Louisiana. A seguito di un'esplosione e di un incendio, la Deepwater Horizon è crollata e mille barili di greggio si sono riversati nell'Oceano. La compagnia responsabile, la Bp, ha inviato nell'area 32 navi nel tentativo di arginare la perdita, ma le operazioni sono state interrotte dal maltempo. Inoltre, secondo quanto ha reso noto il responsabile delle ricerche e produzione, Doug Suttles, un robot sottomarino rimarrà in azione per almeno 24 ore, fino a un massimno di 36, per cercare di bloccare la perdita, anche se l'intervento «potrebbe non avere successo». La macchia nera potrebbe raggiungere presto le spiagge e la regione paludosa della Louisiana, causando un gravissimo danno ecologico. Ieri era a una distanza di 70 miglia dalla costa, ma solo a 30 dall'arcipelago delle Chandeleurs, un'oasi verde in cui depongono le uova pellicani e altri uccelli, già pesantemente danneggiata dall'uragano Katrina. La piattaforma conteneva 2,6 milioni di litri di petrolio ed estraeva 8.000 barili di greggio al giorno, circa 90.000 litri.

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