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Omicidio Sanaa, rito abbreviato per il padre

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L'uomo marocchino non accettava la vita "occidentale" della figlia

Monica Rizzello
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El Ketaoui Dafani, il cuoco marocchino che il 15 settembre 2009 uccise la figlia Sanaa, condiderata "peccatrice" perché conviveva con un ragazzo italiano, sarà giudicato con rito abbreviato semplice. Lo ha deciso il Gup del tribunale di Pordenone, Patrizia Botteri dopo circa un'ora di camera di consiglio. La prima udienza è fissata al 14 giugno. Il giudice ha inoltre accolto cinque delle sei richieste di costituzione di parte civile, presentate dal Ministero delle Pari Opportunità, dalla Regione Friuli Venezia Giulia, dalla Provincia di Pordenone, dall'Acmid - Associazione delle donne marocchine, e dal fidanzato della vittima, Massimo De Biasio, presente all'udienza, e che fu ferito dall'uomo nel tentativo di difendere l'amata. Rigettata soltanto la costituzione avanzata dall'Adiconsum. «Siamo molto soddisfatte del fatto che il giudice ci abbia accettato come parte civile», dichiara Souad Sbai, deputata del PdL e presidente di Acmid, perché «si tratta della prima volta che le donne di cultura arabo-musulmana riescono a costituirsi parte civile in un processo che coinvolge l'omicidio di una giovane colpevole di vivere in modo occidentale. Attendiamo ora con fiducia il lavoro della magistratura, convinte che verrà fatta giustizia». Presente anche la madre di Sanaa, Dafna, assieme alle due figlie più piccole, accompagnata dall'imam di Pordenone, Mohamed Ouadi.

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