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Laziogate, Francesco Storace condannato a un anno e sei mesi

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Mussolini: «Peccato che non si farà neppure un giorno di prigione»

Monica Rizzello
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L'ex governatore della Regione Lazio, Francesco Storace, è stato condannato ad 1 anno e sei mesi di reclusione, assieme ad altre sette persone, nell'ambito del processo nel cosiddetto Laziogate. La sentenza è stata letta questa mattina dal giudice monocratico Maria Buonaventura, della quarta sezione del Tribunale di Roma. Con otto condanne e un'assoluzione si è quindi concluso il processo nel cosiddetto Laziogate. La vicenda giudiziaria è quella relativa al presunto accesso, avvenuto nel marzo del 2005, tramite i computer di Laziomatica, al sistema informatizzato dell'anagrafe capitolina per boicottare alla competizione elettorale regionale del Lazio, tramite la sottoscrizione di firme false, la lista Alternativa Sociale di Alessandra Mussolini. Tra i condannati anche l'ex presidente della Regione Francesco Storace cui è stata inflitta una pena di un anno e sei mesi di reclusione. Unico assolto l'allora impiegato di Laziomatica Daniele Caliciotti. Condannato anche l'allora vicepresidente del consiglio comunale Vincenzo Piso, ad otto mesi di reclusione, nei cui confronti invece il pm Francesco Ciardi aveva chiesto l'assoluzione con la formula «perché il fatto non sussiste». Queste le altre condanne inflitte dal monocratico Maria Bonaventura: due anni per l'allora portavoce di Storace, Nicolò Accame, un anno l'ex direttore tecnico di Laziomatica (oggi Lait spa) Mirko Maceri, un anno per l'investigatore privato Pierpaolo Pasqua, 8 mesi per Tiziana Perreca, persona vicina all'entourage di Storace, un anno Nicola Santoro, anche lui dello staff dell'ex governatore, un anno per l'avvocato Romolo Reboa. Pena sospesa per tutti e concesse le attenuanti generiche. Condannati Maceri, Reboa, Storace, Accame e Santoro a risarcire la Lait (all'epoca dei fatti Laziomatica) in sede civile. Condannati Accame e Pasqua a risarcire, sempre in sede civile, Alternativa sociale. Accesso abusivo a sistema informatico, violazione della legge sulla privacy, favoreggiamento, falso, interferenza illecita nella vita privata altrui, erano i reati contestati, a seconda delle singole posizioni processuali, agli imputati. Nell'ambito di questa stessa vicenda nel marzo 2007 davanti al gup patteggiarono la pena rispettivamente a tre mesi di reclusione, convertiti in una multa pari a 3.420 euro il collaboratore dell'ex governatore Dario Pettinelli, e a dieci mesi di reclusione l'investigatore privato Gaspare Gallo. In sede di udienza preliminare fu invece prosciolto dalle accuse invece Fabio Sabbatani Schiuma. L'accesso abusivo, avvenuto nella notte tra il 9 e il 10 marzo 2005, sarebbe stato materialmente possibile grazie all'intervento di Maceri e Caliciotti che avrebbero fornito le 'credenzialì necessarie per accedere al database di Laziomatica. «Complimenti. Questa è la giustizia italiana». Così Francesco Storace commentando la decisione del giudice che lo ha condannato nell'ambito del cosiddetto Laziogate. «È stata emessa una sentenza politica, come purtroppo temevamo che avvenisse. Dopo tre anni e 43 udienze si finisce così. È stato un processo politico quindi è arrivata una sentenza politica. Adesso leggeremo le motivazioni e faremo appello» ha commentato il legale del leader de La Destra Francesco Storace, l'avvocato Giosuè Bruno Naso, in merito alla sentenza che ha visto il suo assistito condannato a un anno e mezzo di reclusione nell'ambito del cosiddetto Laziogate. Il risarcimento disposto dal giudice avverrà in separata sede. Per gli imputati, condannti anche al pagamento delle spese processuali, il giudice Bonaventura non ha fissato alcuna provvisionale. «La sentenza di condanna l'ho ricevuta cinque anni fa. Quando le forze dell'ordine frugarono nel cuore della notte in casa di mio padre di quasi 80 anni e quella mia, dove vivevo con miei figli di quattro e un anno senza peraltro trovare nulla. Cinque anni fa quando fui sospeso dal mio lavoro di direttore generale del ministero della Salute in quanto “soggetto pericoloso” salvo poi essere sbattuto fuori definitivamente con un decreto» ha affermato, in una nota, l'ex portavoce di Francesco Storace, Nicolò Accame condannato oggi, nell'ambito del processo Laziogate, a due anni di reclusione. «Cinque anni fa - prosegue - quando fui sospeso dall'ordine dei giornalista al quale ero iscritto da oltre dieci anni. Tutto questo per aver denunciato una truffa a danno della democrazia, truffa per la quale è stata patteggiata una pena. Tutto questo con un castello accusatorio basato sulle accuse di un disoccupato psicolabile. Acqua passata, guardo avanti. Oggi, cinque maggio 2010, come direbbe mio padre “me ne frego”!». «La giustizia ha lavorato bene, avevo ragione io, peccato che non si farà neppure un giorno di prigione» ha commentato invece Alessandra Mussolini. «Mi avevano accusato di essermi inventata tutto, è stato uno scandalo a livello mondiale ed eravamo di fronte ad una grave violazione della libertà democratica. È bene che chi ha compiuto questi fatti riceva una sentenza di condanna, purtroppo però in Italia è così, Storace non andrà in galera. Ma è un monito che questo non capiti mai più», ha concluso Mussolini, proponendo, relativamente al risarcimento danni deciso dai giudici: «Lui fece una bella intrusione informatica alla banca dati del comune di Roma e visto che è così esperto io mi farei risarcire obbligandolo a realizzare la banca dati sulle adozioni, così avremo un bel risparmio di 800.000 euro».

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