Cerca
Logo
Cerca
+

Cameron è il nuovo premier britannico

Esplora:
default_image

Tassa sui profitti delle banche e riduzione del deficit pubblico le misure più urgenti

Eleonora Crisafulli
  • a
  • a
  • a

Riduzione del deficit pubblico, una tassa sui profitti delle banche e l'adozione di misure per assicurare la ripresa economica sono "il problema più urgente" che deve affrontare il Regno Unito. Questa è la dichiarazione di intenti del neo primo ministro britannico David Cameron e del suo vice, il liberal democratico Nick Clegg, rilasciata durante la prima conferenza stampa a Downing Street. "Nessun governo nei tempi moderni ha mai lasciato in eredità una situazione economica così disastrosa", ha detto ancora il leader conservatore, riferendosi al precedente esecutivo laburista, ai giornalisti riuniti nel giardino delle rose di Downing Street. L'insediamento - Alla fine, dopo aver tremato per qualche ora, David Cameron ha ottenuto quello che voleva, un accordo con i Lib Dem di Nick Cameron e la poltrona di primo ministro britannico. Il nuovo governo verrà sostenuto da una maggioranza parlamentare formata dal partito emergente. Nick Clegg sarà il nuovo vice premier e, in base all'intesa raggiunta, il partito avrà altri quattro ministri. Gordon Brown lascia l'incarico con un commosso addio a Buckingham Palace dove ha consegnato le sue dimissioni a Elisabetta II, unite al consiglio costituzionale sul nome del suo successore. Nel suo intervento ha dichiarato: "Ho fatto questo lavoro non per il privilegio o il prestigio che ne deriva ma per la possibilità di servire le persone". Il numero uno dei Labour ha reso omaggio alle truppe impegnate in Afghanistan, ha ringraziato la moglie Sarah "per il suo amore e per il servizio dato al Paese".  E, concludendo, ha fatto gli auguri al successore. Dopo la tappa obbligata dalla regina, Cameron ha pronunciato un breve discorso a Downing Street, dove lo attendeva una folla festante, annunciando che intende formare una "coalizione piena con i Lib Dem per un governo solido, stabile e buono" che "affronti i problemi del Paese, primo fra tutti l'enorme deficit, problemi sociali e un sistema politico che necessita di riforme". Obiettivo: "ricostruire la famiglia, ricostruire le comunità, ricostruire la responsabilità" ma anche rinsaldare "la fiducia nella politica". Non sono mancate parole di ringraziamento al predecessore, "per il suo lungo servizio" e al Labour "grazie al quale la Gran Bretagna è più aperta al suo interno e più compassionevole all'estero". Infine il neo premier ha ammesso che governare in coalizione "presenta difficoltà", ma ha aggiunto che con Clegg si può già iniziare a lavorare. Oggi sono arrivate le prime importanti scelte per il nuovo governo: George Osborne sarà cancelliere dello scacchiere e  ministro delle finanze; William Hague guiderà il Foreign Office, mentre Liam Fox sarà nominato alla Difesa e Andrew Lansley alla Sanità. Il capo dello staff di Clegg, Danny Alexander, sarà il ministro per la Scozia, mentre al portavoce economico dei Lib Dem Vince Cable sarà assegnato un incarico per «banche e imprese». In poche ore, sotto il cielo di Londra, la situazione si è nuovamente ribaltata. Ieri, proprio quando i conservatori di David Cameron e il Liberal democratici di Nick Clegg sembravano vicini a un accordo, che avrebbe consentito loro di governare insieme nel Regno Unito, era circolata la voce delle dimissioni di Gordon Brown da leader del Labour. Una scelta che sarebbe stata motivata dall'intento di trovare un'intesa con i Lib Dem e  mantenere i Labour al governo. Le trattative tra Labour e Lib Dem, però, sono fallite.  L'intesa, con un partito o con l'altro, era necessaria, dopo che i Tory hanno vinto alle elezioni del 6 maggio senza ottenere una maggioranza netta. Con 616 seggi assegnati su 650, l'hung parliament, il cosiddetto Parlamento appeso di cui avevano parlato gli analisti è diventato una certezza. I conservatori potrebbero contare su 291 seggi (più 92 rispetto alle elezioni del 2005), pari a 36,1 per cento dei voti, i laburisti su 247 voti (meno  86 seggi), pari al 29,2 per cento dei voti, e i liberaldemocratici su 51 seggi (sei in meno), con il 22,9 per centro dei voti.

Dai blog