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Draghi promuove il decreto anticrisi

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Per il numero uno di Banca Italia "le misure adottate dal Governo si muovono nella giusta direzione"

Tatiana Necchi
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L'urgenza di nuove regole per il sistema finanziario internazionale e la sfida prioritaria di riprendere il cammino della crescita, realizzando le riforme strutturali sempre più necessarie. Su questi pilastri, insieme all'emergenza occupazione, si fonderanno le Considerazioni finali di Mario Draghi oggi all'assemblea annuale della Banca d'Italia. Ma insieme alle preoccupazioni per la nuova bufera innescata dalla Grecia e al monito su crescita e riforme, nelle Considerazioni ci sarà spazio anche per i consueti messaggi al sistema bancario e, probabilmente, per un giudizio in controluce sulla nuova manovra economica. Un discorso molto atteso che arriva in un momento particolarmente difficile, con la crisi dei debiti sovrani, l'attacco all'euro e le ulteriori pericolose incognite. L'eco del suo intervento, tenuto a palazzo Koch, arriverà ben oltre i confini nazionali, per il suo ruolo di presidente del Financial Stability Board. Bene la manovra - La manovra correttiva passa l'esame della Banca d'Italia. Draghi riconosce che le misure adottate dal governo si muovono nella giusta direzione. E, anche se le restrizioni di bilancio finiranno per incidere sulla crescita, nelle nuove condizioni di mercato era inevitabile agire. Il numero uno di Banca Italia, pur non entrando nell'analisi dei singoli provvedimenti, apprezza l'obiettivo di contenimento del deficit, così come la scelta di averne anticipato la definizione. Certo, avverte, «negli ultimi dieci anni la spesa è cresciuta in media del 4,6% l'anno, aumentando di quasi 6 punti in rapporto al Pil. Quindi è necessario un attento scrutinio degli effetti della manovra per garantire il conseguimento degli obiettivi». Draghi però non si sbilancia sulla previsione di crescita del nostro Paese: «All'inizio di quest'anno si stimava che l'economia italiana sarebbe tornata a crescere ai pur modesti ritmi registrati nel decennio precedente la crisi ma l'esplodere della crisi greca potrebbe cambiare il quadro di riferimento».   Da qui la richiesta di accelerare le riforme strutturali, rese più urgenti dalla crisi: «La caduta del prodotto accresce l'onere per il finanziamento dell'amministrazione pubblica. I costi dell'evasione fiscale e della corruzione divengono ancora più insopportabili. La stagnazione distrugge capitale umano, soprattutto tra i giovani».  L'evasione fiscale è una macelleria sociale - Un'espressione rozza ma efficace, come dice Draghi stesso, per definire la piaga dell'evasione. Nel suo discorso il governatore di Banca Italia sottolinea anche che l'evasione fiscale sull'Iva ammonta a 30miliardi di euro l'anno. E tutto questo porta un grave danno per la finanza pubblica. «Confrontando i dati della contabilità nazionale con le dichiarazioni dei contribuenti si può valutare che tra il 2005 e il 2008 il 30% della base imponibile dell'Iva sia stato evaso: in termini di gettito, sono oltre 30 miliardi l'anno, 2 punti di Pil. Se l'Iva fosse stata pagata, il rapporto tra debito e Pil sarebbe oggi tra i più bassi dell'Unione europea. L'evasione fiscale - ha detto -  è un freno alla crescita perché richiede tasse più elevate per chi le paga, riduce le risorse per le politiche sociali, ostacola gli interventi a favore dei cittadini con redditi modesti. Il cuneo fiscale sul lavoro è di circa 5 punti superiore alla media degli altri paesi dell'area dell'euro, il prelievo sui redditi da lavoro più bassi e quello sulle imprese, includendo l'Irap, sono più elevati di 6 punti. Secondo stime dell'Istat - ha concluso - il valore aggiunto sommerso ammonta al 16% del Pil». Regole di finanza universali - Secondo Draghi la riforma delle regole per la finanza trascende i confini nazionali, richiede un consenso fra numerose giurisdizioni. Viene sottolineato come non ci sia alternativa: un'industria dei servizi finanziari integrata globalmente richiede una regolamentazione che, almeno nei suoi principi fondamentali, sia universale. Poi aggiunge: «La dura esperienza di questi anni non va dimenticata, rischi eccessivi impongono alla collettività prezzi altissimi. Rafforzare le difese del sistema è indispensabile, nei singoli paesi e a livello internazionale. Fare banca sarà meno redditizio ma anche meno rischioso. Tutti ne avranno beneficio, sono certo che il progetto politico avviato dal G20 avrà successo».   Gli appuntamenti di quest'anno sono "decisivi", insiste il numero uno di Bankitalia, e la scadenza più importante è la presentazione al summit del G20 di Seoul, il prossimo novembre, delle nuove regole che riformeranno l'accordo di Basilea 2. L'industria finanziaria sostiene che la riforma regolamentare potrebbe ostacolare la ripresa ma, secondo Draghi, «l'applicazione delle nuove regole sarà graduale, non comincerà prima che la ripresa si sia consolidata. Il passaggio verso la nuova definizione del capitale delle banche sarà lungo abbastanza da renderne trascurabili, durante la transizione, gli effetti sul valore di mercato delle banche e sul credito. È importante - conclude il Governatore - che le difficoltà del presente non portino a una diluizione degli obiettivi di lungo periodo che devono rimanere fermi».  Non basta il rigore dei conti pubblici - Nel suo discorso il governatore di Banca Italia  sottolinea anche non bastano le scelte di rigore per aggiustare i conti pubblici, bisogna agire per rilanciare la crescita economica: «Nell'Unione monetaria stagnazione, disoccupazione e, alla lunga, tensioni nel bilancio pubblico sono l'inevitabile conseguenza della perdita di competitività. La correzione dei conti pubblici va accompagnata con il rilancio della crescita». Per l'Italia in particolare, che in passato ha affrontato e superato grandi ostacoli, ha aggiunto il governatore, «anche la sfida di oggi, coniugare la disciplina di bilancio con il ritorno alla crescita, si combatte facendo appello agli stessi valori che ci hanno permesso insieme di vincere le sfide del passato: capacità di fare, equità, desiderio di sapere, solidarietà. Consapevoli delle debolezze da superare, delle forze, ragguardevoli, che abbiamo, affrontiamola».  La corruzione - Altro tema toccato nel discorso è la corruzione che si diffonde nella pubblica amministrazione, favorita a volte dalle mafie: «Relazioni corruttive tra soggetti privati e amministrazioni pubbliche - ha sottolineato Draghi - in alcuni casi favorite dalla criminalità organizzata, sono diffuse. Le periodiche graduatorie internazionali collocano l'Italia in una posizione sempre più arretrata. Studi empirici mostrano che la corruzione frena lo sviluppo economico". In questo momento di crisi poi, "i costi dell'evasione fiscale e della corruzione divengono ancora più insopportabili». La disoccupazione e i giovani -  Ma il governatore nel suo discorso lancia anche un allarme. Al centro dell'attenzione ci sono i giovani nella fascia di età tra 20 e 34, la crisi economica e la disoccupazione che è salita al 13% nel corso del 2009. Meritano attenzione anche i salari d'ingresso che sono stagnanti da 15 anni.  

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