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Di Pietro denuncia tutti

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Il leader Idv presenta una querela plurima alla Procura di Perugia.L'ex pm fuori di sé per la questione degli appartamenti e lo sfratto di Propaganda Fide

Michela Ravalico
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Promessa mantenuta. Antonio Di Pietro, nel vortice dello scandalo sulle case della cricca, ha denunciato tutti i denunciabili. Questo pomeriggio il leader Idv ha depositato una denuncia-querela alla Procura della Repubblica di Perugia nei confronti di plurime persone sulla questione "dell'asserita locazione di due appartamenti che, secondo alcuni, egli avrebbe affittato da Propaganda Fide". "Siccome tale circostanza non è storicamente vera - si legge in una nota dell'Idv che spiega l'azione legale intentata dall'ex pm - con tale denuncia e con la circostanziata documentazione prodotta, l'onorevole Di Pietro ha così portato all'attenzione dell'autorità giudiziaria le ragioni che stanno a monte di simili strumentali e denigranti ricostruzioni". Leggi il pezzo di Franco Bechis Antonio Di Pietro sostiene di non avere mai chiesto favori ad Angelo Balducci, tanto meno quello di trovargli casa per la prole. Il leader dell'Italia dei Valori ieri (mercoledì, ndr) in un'intervista ha spiegato: «Mia figlia pensava di venire a studiare all'Università Luiss di Roma. Chiesi al coordinatore dell'Idv del Lazio, Stefano Pedica, di aiutarmi a trovare un appartamento in affitto. Lui me ne propose tre o quattro e tra questi anche quello di via delle Quattro Fontane. Poi mia figlia cambiò idea e andò a Milano e non se ne fece nulla. Quell'appartamento lo ha affittato Silvana Mura nel novembre del 2006. Il contratto è intestato a Claudio Belotti, padre di suo figlio, e non ci vedo nulla di male: paga 1.800 euro al mese...»”. Vero? Falso?  In effetti quel contratto esiste ed è firmato da Belotti. Vero che è il padre del figlio della Mura. Vero anche che Belotti è l'uomo a cui Di Pietro si è sempre appoggiato per i suoi affari immobiliari: lo ha nominato amministratore della Antocri, società personale che ha acquistato da Marco Tronchetti Provera un immobile a Milano poi affittato all'Italia dei Valori che di fatto sta pagando il mutuo per una casa personale del politico. Analoga operazione ha fatto a Roma, salvo poi ribellione del partito che si è trasferito in altra sede (affitto Inarcassa) consentendo a Di Pietro di vendere l'immobile romano a un politico ex Udc e ricavarci sopra una piccola plusvalenza. Sempre Belotti è l'uomo che Di Pietro ha usato come prestanome per acquistare a titolo personale un immobile a Bergamo messo all'asta dalla Scip, società collegata al Tesoro che cartolarizzava gli immobili Inail. A Belotti non riuscì il colpo: l'immobile fu assegnato ad altri e lui escluso dall'asta per documentazione senza timbri regolari. Ma grazie a Tar e Consiglio di Stato riuscì a farsi riammettere in gara. Chi l'aveva vinta prima non si presentò neppure. Belotti risultò unico offerente e il giorno della firma del contratto nella primavera 2006 invece di lui davanti al dirigente Scip si presentò Di Pietro in persona. Che il contratto di via Quattro Fontane, essendo intestato a Belotti, servisse solo alla Mura, non dimostra alcuna verità. Secondo l'architetto Zampolini quella casa era destinata dalla cricca a Di Pietro, e grazie ad Angelo Balducci fu messa sull'attenti la struttura di Propaganda Fide. Pedica- che era un semplice ex consigliere di politici Udc, non avrebbe avuto spalancata alcuna porta. C'è un altro particolare taciuto anche sul valore di quell'affitto. Casa Di Pietro mancata, poi conquistata dalla Mura, viene affittata a 1.800 euro al mese. Quale è il valore in quella zona per un appartamento A/10 di 4,5 vani? Risposta del sistema automatico dell' Agenzia del Territorio: fra 2.700 e 3 mila euro al mese. Oggi a pochi metri di distanza ci sono annunci di affitto di appartamenti e uffici della stessa ampiezza a 3- 3.500 euro al mese. Perché quell'affitto è così basso? Perché dal valore annuale è stato preventivamente scontato l'importo dei lavori di ristrutturazione gentilmente offerti da una ditta di Diego Anemone. Quella era la casa destinata alla figlia di Di Pietro e si pensava di fargli un favore (come è accaduto a gli altri beneficiari, che pagano affitti regolari ma bassi). C'è un'altra verità di Di Pietro. Quella sull'auditorium di Isernia, grande appalto previsto per i 150 anni dell'Unità di Italia. Zampolini sostiene che fu inserita con pressing su Balducci su richiesta dell'allora ministro delle Infrastrutture. «Non sono stato io lo sponsor dell'opera. Non so nemmeno se poi sia stato costruito», dice Di Pietro. Il che significa che sa: non è stato costruito, è in via di costruzione. L'opera non era prevista, fu inserita per decisione del comitato interministeriale guidato da Francesco Rutelli e di cui Di Pietro faceva parte. Valeva 5 milioni di euro iniziali. Una volta appaltata il suo costo è salito a 22 milioni di euro. L'appalto è stato assegnato il 31 dicembre 2007, nella notte di Capodanno. Direttore dei lavori fu nominato Riccardo Miccichè, proprio quell'ingegnere messo a capo dei lavori degli Uffizi con Sandro Bondi ministro su cui ci sono state mille polemiche perché risulta titolare di un'impresa che gestisce un negozio da parrucchiere. Fu un'invenzione non di questo governo, quindi, ma del comitato interministeriale Rutelli- Di Pietro. Il leader dell'Italia dei valori oggi sostiene di non averne saputo nulla, anzi. Di avere anche protestato per quegli appalti, e produce una lettera inviata nel dicembre del 2007 a tutti i ministri del governo di Romano Prodi per evidenziare dubbi sulle procedure di appalto dei 150 anni dell'Unità di Italia. Vera la lettera? Vera. E spintanea. Perché pochi giorni prima a Di Pietro era arrivata analoga lettera da parte dell'Oice, l'organizzazione degli ingegneri. Sosteneva che erano irregolari i bandi di gara per il nuovo Parco della Musica di Firenze, per il nuovo palazzo del cinema di Venezia e per l'Auditorium di Isernia. Di Pietro si appuntò i rilievi e li trasmise a Prodi e ai ministri del comitato per i 150 anni. «Sento l'obbligo di evidenziare alcuni aspetti critici…». E li evidenziò? Sì: ad esempio il Nuovo Palazzo del cinema di Venezia”. E poi «anche l'appalto di Firenze per il nuovo Parco della Musica e della Cultura…». E Isernia? L'Auditorium di Isernia che segnalava l'Oice? No, l'irregolarità di quel bando Di Pietro non la segnalò. Nemmeno una riga nella lettera ai ministri. Già, lui non se ne era interessato: perché mai avrebbe dovuto dare seguito alla denuncia degli ingegneri?

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