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La partita Iva alle prostitute

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La proposta del sindaco leghista di Albenga al ministro dell'Interno Roberto Maroni

Eleonora Crisafulli
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Partita Iva alle prostitute. La proposta, destinata ad animare il dibattito sempre aperto sul più antico mestiere del mondo, arriva dal sindaco di Albenga, la leghista Rosy Guanieri. Incontrando il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, nella Sala della Prefettura di Savona, il primo cittadino non ha perso tempo per sottoporre all'attenzione dell'amico temi caldi e questioni urgenti: prostituzione, immigrazione e sicurezza. Come riporta il Secolo XIX, la Guarnieri ha sostenuto davanti al capo del Viminale: "Estirpare la prostituzione non si può, nella storia non ce l'ha mai fatta nessuno e a mio parere non sarebbe neppure giusto visto che c'è anche un aspetto sociale da considerare: questo mercato del sesso ha una valenza per una parte della società. Io piuttosto darei alle prostitute la partita Iva, così che si possano censire e fargli pagare le tasse, e soprattutto distinguerei le nostre strade cittadine tra quelle dove si può esercitare e quelle dove non si può. Ovviamente questo distinguo dovrebbe dirottare la prostituzione in quelle zone dove capitano di rado le famiglie e i bambini e i clienti devono andarci appositamente". Ironica la risposta di Maroni: "Stiamo attenti che questa valenza sociale e tutte le iniziative per autorizzare la prostituzione in certi luoghi non porti poi il cliente a chiedere ai servizi sociali del Comune un servizio a 'domanda individuale' come fanno le famiglie per le mense o lo scuolabus o i campi solari". Poi ha aggiunto: "Penso anch'io che debellare questo fenomeno sia difficile e quindi vada disciplinato. Se ci sono sindaci coraggiosi che hanno voglia di provarci si può provare a stabilire, via per via di una città, dove è vietato esercitarla e dove no". Tutti d'accordo quindi: "Riconosciamo la prostituzione come attività e così è finita lì tutta 'sta storia delle donne che si vendono - ha concluso la Guarnieri - è anche ora di chiarire che tante lo fanno perché obbligate, e queste vanno aiutate e difese, ma tante altre lo fanno perché lo vogliono fare e allora è assurdo mettersi lì a discutere".

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