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Pedofilia, il Papa avverte il Nemico: "non spingerai la Chiesa fuori dal mondo"

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Nell'omelia di fine anno sacerdotale il Santo Padre invoca "il bastone contro i sacerdoti indegni"

Michela Ravalico
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Il "bastone" contro i sacerdoti indegni che trascinano la Chiesa negli scandali e la richiesta, accorata del "perdono" da parte di tutti coloro che hanno sofferto, a causa di queste indegnità. Ma anche un “avvertimento” al Nemico, al diavolo: il suo tentativo di spingere Dio fuori dal mondo, distruggendo i suoi sacerdoti, non ci riuscirà.  Il Papa ha celebrato  la Santa Messa celebrata sul sagrato della basilica di San Pietro che ha concluso l'Anno Sacerdotale e che ha riunito 15mila preti provenienti da 97 Paesi diversi, e nell'omelia ha lanciato forti messaggi, a tutto il mondo.  Lo scandalo della pedofilia ha di certo turbato l'Anno Sacerdotale, ma non lo ha distrutto. "Era da aspettarsi,  ha detto il Pontefice, che al Nemico  questo nuovo brillare del sacerdozio non sarebbe piaciuto; egli avrebbe preferito vederlo scomparire, perché in fin dei conti Dio fosse spinto fuori dal mondo". E così è successo che "proprio in questo anno di gioia per il sacramento del sacerdozio, siano venuti alla luce i peccati dei sacerdoti", ha sottolineato Benedetto XVI in questa straordinaria omelia. "Se l'Anno Sacerdotale avesse dovuto essere una glorificazione della nostra personale prestazione umana, sarebbe stato distrutto, ha osservato, da queste vicende. Ma si trattava per noi proprio del contrario: il diventare grati per il dono di Dio, dono che si nasconde 'in vasi di creta' e che sempre di nuovo, attraverso tutta la debolezza umana, rende concreto in questo mondo il suo amore".   Il Papa ha esortato i sacerdoti, e non solo loro, "a considerare quanto è avvenuto quale compito di purificazione, un compito che ci accompagna verso il futuro e che, tanto più, ci fa riconoscere ed amare il grande dono di Dio. In questo modo, il dono diventa l'impegno di rispondere al coraggio e all'umiltà di Dio con il nostro coraggio e la nostra umiltà". Con quello che è stato già definito "storico mea culpa", Benedetto XVI ha voluto sottolineare che il peccato va riconosciuto, colpito, ma esso non annienta, anzi indica nuove occasioni di riconversione, nella vigilanza costante di non ricadere nella colpa.   "Anche noi,  ha  insistito il Pontefice, chiediamo insistentemente perdono a Dio ed alle persone coinvolte, mentre intendiamo promettere di voler fare tutto il possibile affinché un tale abuso non possa succedere mai più; promettere che nell'ammissione al ministero sacerdotale e nella formazione durante il cammino di preparazione ad esso faremo tutto ciò che possiamo per vagliare l'autenticità della vocazione e che vogliamo ancora di più accompagnare i sacerdoti nel loro cammino, affinché il Signore li protegga e li custodisca in situazioni penose e nei pericoli della vita". "Chi pensava all'anno sacerdotale appena concluso come all'ennesima invenzione celebrativa, di poca sostanza se non addirittura inutile, deve ricredersi". Lo scrive l direttore dell'Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian, commentando il numero senza precedenti dei sacerdoti presenti a San Pietro e le parole del Papa. "Testi davvero importanti, di un Papa che, ricorda Vian, è teologo e pastore come pochi suoi predecessori hanno saputo essere, al punto da richiamare alla memoria grandi vescovi dell'antichità cristiana, intellettuale e uomo di fede, che da oltre un sessantennio segue la teologia e sa parlare il linguaggio del nostro tempo".   Anche le donne e gli uomini di oggi, secondo Vian, "sentono, magari oscuramente, il bisogno di chi può davvero cambiare la situazione della nostra vita pronunciando in nome di Cristo parole che assolvono dai peccati e aprono a Dio". di Caterina Maniaci

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