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Zaia: Va' pensiero al posto di Mameli? E' una balla colossale

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La Tribuna: in una scuola a Fanzolo, il ministro ha voluto Verdi invece di Fratelli d'Italia. Il governatore nega. Ma è bufera. E La Russa annuncia un ddl sull'inno

Eleonora Crisafulli
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Va' pensiero al posto di Fratelli d'Italia per Luca Zaia. E contro il governatore del Veneto si scatena la bufera. L'episodio è riportato da La Tribuna di Treviso: all'inaugurazione di una nuova scuola primaria di Fanzolo di Vedelago, nel trevigiano, il portavoce del ministro avrebbe chiesto al coro di sostituire l'inno di Mameli con il brano di Verdi, previsto per il taglio del nastro. Il cambio di programma, secondo quanto riportato dal quotidiano locale, avrebbe fatto infuriare la direttrice dell'ufficio scolastico regionale, Carmela Palumbo, che si sarebbe riservata di denunciare l'accaduto all'assessore regionale Elena Donazzan. Sul ministro piovono polemiche. Da destra e da sinistra. Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, commenta incredulo: "Se fosse vero sarebbe grave, perché non spetta a un governatore far sostituire l'inno italiano". E i finiani di Farefuturo accusano: "Mentre la Lega si occupa di rassicurare il suo elettorato a suon di proclami, noi vorremmo tifare la nostra Nazionale in santa pace, dato che la loro ha già giocato. Sarà che sono più di tre lustri che sognano la secessione, ma i leghisti non hanno più lo smalto di una volta. Le loro 'sparate' sono un po' più stanche, un po' più appannate, ma soprattutto molto più prevedibili. L'ultima di queste sparate (trita e ritrita) arriva da Zaia". Estremo infine il segretario della Destra, Francesco Storace, che consiglia al leghista di lasciare l'incarico. La smentita - Ma l'altolà alle polemiche arriva dal governatore. Il caso è in realtà una "balla colossale". Tutto falso. "Non sono intervenuto sul programma della manifestazione: l'Inno di Mameli è stato regolarmente cantato dal coro polifonico di Salvarosa al momento del taglio del nastro. La polemica non ha motivo di esistere". Al quotidiano Repubblica, Zaia dichiara: "Fosse vero sarebbe una cosa da impeachment. Glielo dice un presidente di Regione che ha giurato sulla Costituzione. Vorrebbe dire che sono impazzito di colpo, per questo mi stupisco, e mi offendo, di fronte a certe dichiarazioni". Nessuna sostituzione quindi. Alle accuse arrivate dagli ex di An il ministro risponde: "Sono uomini scafati. Se si sono fatti fregare da una domanda perniciosa di un giornalista è meglio che si prendano un po' di vacanze e si riposino il cervello. Ronchi è venuto da me settimana scorsa: in ufficio c'era il tricolore". Cambiarlo "sarebbe come spostare il crocifisso. La bandiera è un presidio nazionale e anche un logo, un brand che funziona benissimo all'estero. Mi riferisco ai nostri prodotti". Sulla nazionale italiana che stasera farà il suo esordio al Mondiale in Sudafrica infine: "Se vinciamo i mondiali stappo bottiglie di prosecco. Se veniamo eliminati, però, tifo Brasile: mio nonno, classe 1896, è nato là". La proposta di La Russa - La bufera però non si placa. E contro eventuali libere iniziative future, il ministro La Russa propone un ddl che renda obbligatorio l'inno di Mameli: "Presenterò un disegno di legge per disciplinarne l'uso in determinate circostanze, così abbiamo un riferimento normativo, come esiste per l'esposizione della bandiera. In questo modo eliminiamo un'altra occasione di discussione". A margine dell'assemblea annuale di Assolombarda, La Russa ha voluto poi precisare che nell'inaugurazione della scuola in Veneto nessuno ha impedito che l'inno venisse suonato e cantato, "credo però - ha aggiunto - che una sottovalutazione di questo che è un momento centrale delle cerimonie pubbliche ci sia stato anche in quell'occasione". Verdi più patriottico di Mameli - Per il titolare della Difesa, comunque il Va' pensiero è persino più patriottico dell'inno di Mameli e "mi fa piacere che la Lega lo abbia scelto. Mi fa anche piacere che a scandalizzarsi sia la sinistra, la stessa che quando io ero un po' più giovane e cantavamo l'inno ci gridava fascisti". L'ultimo affondo è proprio per l'opposizione: "Ci hanno messo trenta anni per riconoscere il sentimento di coesione nazionale nell'inno, speriamo non ce ne vogliano altri trenta per imparare le parole".

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