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A Marini il Pd non piace: "E' quasi un monocolore Ds"

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L'ex presidente del Senato vorrebbe rafforzare la "corrente" degli ex popolari

Fabio Corti
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Non un vero e proprio malessere, più che altro un fastidio. E l'occasione per tirarlo fuori è stata un'intervista al Corsera. L'ex presidente del Senato Franco Marini mette in guardia da "una gestione quasi monocolore" del Partito democratico da parte degli ex Ds e, pur escludendo il rischio scissione, invita gli ex popolari a "recuperare una forte incidenza culturale dell'area ex popolare, e non solo, anche di quella liberaldemocratica". Un'uscita che ha tutta l'aria dell'alzata di testa, anche se è lo stesso Marini a gettare acqua sul fuoco. "Non vorrei fraintendimenti - s'affretta a precisare - non sto parlando di una corrente. Penso alla forza di quanto ci disse Scoppola a un convegno di Chianciano dei popolari dell'ottobre 2006, a pochi mesi dallo scioglimento della Margherita. Ci disse che "proprio lo scioglimento di una soggettività partitica in un nuovo e più ampio soggetto esige un radicamento maggiore nel proprio terreno, nella propria cultura, nel proprio ambiente, nella propria storia". Insomma, anche gli ex Ppi devono portare nel Pd il meglio di quello che hanno fatto. Io sono convinto che la maggioranza degli ex Ds lo capisca ma ci sono alcuni dirigenti che fanno fatica. Quelli che dicono, per esempio, che la maggioranza decide sui temi eticamente rilevanti: politici da età della pietra". Tanto basta per certificare che, al di là delle dichiarazioni di facciata, si tratta di ritagliare lo spazio per una corrente. "Noi ci siamo nel partito - osserva Marini - Letta, Franceschini, Bindi e Fioroni occupano posti importanti nel Pd" ma "non c'è consapevolezza e concordanza tra queste nostre presenze. Io mi appello a loro perché diano vita a un'azione culturale comune al di là delle diverse collocazioni interne". L'ex presidente del Senato tuttavia non mette in discussione il segretario Pier Luigi Bersani anzi chiede "un grande segno di unità attorno a lui" e non ha dubbi: il candidato premier è Bersani, "il segretario del partito più forte".

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