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Vittorio Emanuele: inchiesta gioco d'azzardo, chiesto rinvio a giudizio

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Il Gup deciderà il prossimo 14 luglio. Nella vicenda sembrano essere coinvolte altre cinque persone.

Tatiana Necchi
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Chiesto il rinvio a giudizio - Sembra che a partire dal 2004 abbiano messo in piedi un'associazione a delinquere «impegnata nel settore del gioco d'azzardo fuori legge attiva nel mercato illegale dei nulla osta per videopoker procurati e rilasciati dai Monopoli di Stato attraverso il sistematico ricorso allo strumento della corruzione e del falso». È questa l'accusa secondo cui il pm di Roma, Andrea De Gasperis, ha chiesto il processo per Vittorio Emanuele di Savoia e per altre cinque persone: Rocco Migliardi Nunzio Laganà, suo stretto collaboratore, Ugo Bonazza, Gian Nicolino Narducci e Achille De Luca, ritenuti gli organizzatori della “holding del malaffare”. Il prossimo 14 luglio sarà il gup, Marina Finiti a pronunciarsi sui rinvii a giudizio sollecitati dalla procura. Vittorio Emanuele, per questa vicenda, è stato arrestato il 16 giugno del 2006. Lui si è sempre dichiarato estraneo ai fatti ma è rimasto in carcere una settimana. Ma c'è di più. Secondo l'accusa, l'associazione era dedita «anche al riciclaggio di denaro proveniente da attività illecita tramite l'instaurazione di relazione con Casinò autorizzati, a cominciare da quello di Campione d'Italia con cui Savoia e altri imputati avevano “instaurato un rapporto stabile che prevedeva l'impegno di coinvolgere, con l'evidente finalità di farli giocare, facoltosi personaggi siciliani, suoi amici”. Uomo chiave in questa attività era Rocco Migliardi, soggetto legato alla criminalità organizzata. Questo stando al capo di imputazione. Si tratta di un filone dell'indagine "Savoiagate", nata a Potenza nel 2006 e condotta dal pm Henry John Woodcock, poi trasferita a Roma lo scorso febbraio quando lo stesso tribunale lucano dichiarò la propria incompetenza territoriale accogliendo un'istanza della difesa del principe. 

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