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La procura di Palermo chiede 10 anni per Cuffaro

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Processo con rito abbreviato per l'ex governatore della Sicilia. Accusa di concorso esterno in associazione mafiosa

Paolo Franzoso
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I Pubblici ministeri di Palermo, Nino Di Matteo e Francesco Del Bene, hanno chiesto la condanna a 10 anni di Salvatore Cuffaro, ex presidente della Regione Sicilia, con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Non sono state prese in considerazioni dai togati le attenuanti generiche "perché i fatti di cui lo accusiamo sono veramente gravi anche per il suo ruolo di governatore regionale: per questa sua veste poteva partecipare in alcuni casi al Consiglio dei ministri". Il processo "Cuffaro-bis", che si svolge con il rito abbreviato davanti al gup Vittorio Anania, è incentrato sui rapporti tra Totò Cuffaro, l'imprenditore sanitario Michele Aiello e l'attuale pentito Francesco Campanella. L'impianto accusatorio mette in relazione il senatore Udc e Aiello, quest'ultimo indicato dal pentito Nino Giuffré come anello di collegamento tra l'imprenditoria dal volto pulito e Bernardo Provenzano. Secondo i magistrati, Cuffaro aveva costruito un sistema di controinformazione che mirava a scopire le indagini sui rapporti fra mafia ed esponenti politici al fine di proteggere la rete criminale e dall'alto del suo ruolo istituzionale, Cuffaro riceveva informazioni riservate che passava ad Aiello in cambio della disponibilità delle strutture sanitarie per fare favori a elettori e amici. "Fra i due (Cuffaro e Aiello, ndr) gli interessi comuni erano moltissimi - ha affermato Di Matteo durante la requisitoria, spingendosi a ipotizzare un rapporto societario tutto da provare fra Aiello e l'ex governatore - e, a ulteriore riprova, c'e' anche il fatto che la moglie di Cuffaro, Giacoma Chiarelli, e' stata protagonista di un trasferimento di quote che per pochi minuti ne ha fatto una socia dell'imprenditore". Alle congetture del pm, Cuffaro, presente in aula, ha replicato con durezza: "Mia moglie non e' mai stata socia di Aiello - ha detto - e i miei rapporti con il titolare delle cliniche di Bagheria si limitavano a segnalazioni riguardanti persone che avevano bisogno di prestazioni sanitarie. Cosa che del resto facevano anche molti altri politici e magistrati". Dopo aver abbanondato l'aula in silenzio, Cuffaro ha rilasciato un breve commento alla stampa: " E' chiaro che non condividiamo le loro conclusioni e che, insieme ai miei avvocati, porteremo il nostro contributo per fare emergere la verità". Però il senatore Udc ha precisato che la sua"fiducia nelle istituzioni e nella giustizia impongono il rispetto per il ruolo dei pubblici ministeri". Nel primo processo Cuffaro è stato condannato a sette anni con le accuse di favoreggiamento e rivelazione di segreto d'ufficio aggravati dall'agevolazione di Cosa nostra.

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