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Censurato dai francesi lo spot sull'Orangina. Troppo allusivo / Guarda il video

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Si rafforza la censura e il divieto in campo pubblicitario. Ma anche gli esclusi si trovano in Rete

bonfanti ilaria
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Un puma dalle sembianze umane così bello da essere accarezzato in maniera- a detta dei francesi- "troppo allusiva", per giunta da un uomo. E' questa la sceneggiatura di quello che sarebbe dovuto diventare il nuovo spot televisivo della bevanda "Orangina", in Francia. Ma l'idea è stata bocciata, stroncata sul nascere. E, proprio dalla Francia, arriva l'ultima guerra degli spot, un conflitto senza tregua, che ogni volta punta a tracciare il confine tra ciò che è lecito vedere e ciò che non lo è. Nel caso dello spot dell'"Orangina", il puma-gay - così viene definito amabilmente il protagonista - si rade davanti ad uno specchio e usa, in seguito, alcune gocce della bevanda come dopobarba. Il profumo è così forte da provocare un'irresistibile attrazione a un ragazzo bello e palestrato, visibilmente attratto dal puma. Ma i giudizi non hanno risparmiato nulla. "Troppo osé", secondo alcuni, a causa delle evidenti allusioni sessuali, seguito dall'accusa di "zoofilia". Risultato: lo spot è stato bloccato. E gli ideatori della sfortunata trovata pubblicitaria si difendono così: " L'obiettivo di questo spot è quello di essere uno specchio della società". Censure degli spot pubblicitari- Come spesso accade in casi come questi, però, la censura sortisce un effetto opposto, trasformandosi in una una pubblicità indiretta e permettendo così allo spot di finire in Rete, insieme a molti altri, banditi dai canali ufficiali, ma cliccatissimi sul web. Perchè non sempre gli spot, per ragioni effettive o pure strategie di mercato, hanno una vita semplice.  E, giusto per fare alcuni esempi recenti, ecco che, negli Stati Uniti l'ex bagnina Pamela Anderson viene subito censurata perché, in difesa degli animali, spoglia i passeggeri di un aeroporto. Oppure il caso dell'Italia che, per pubblicizzare una vernice, lo spot della Saratoga mette in scena due donne, vestite poco consone, che dipingono le pareti con sguardi piuttosto allusivi. Rimosso subito dalla tv, come conferma Vincenzo Guggino, segretario generale dell'Istituto di autocontrollo pubblicitario, che da più di 40 anni osserva e giudica tutti gli spot, anticipando gli umori, il successo ed eventuali lamentele da parte del pubblico. "Noi non censuriamo, è più esatto dire che reprimiamo perché interveniamo quando una pubblicità è già uscita, mai prima, e agiamo su segnalazione dei consumatori". Secondo Guggino, a differenza dei periodi precedenti, oggi si è molto più attenti al contenuto dei messaggi pubblicitari, in particolare a quelli che hanno le donne come protagoniste. "La pubblicità deve essere per sua natura seduttiva, ma si deve sempre mantenere al di qua del limite, pur frequentandolo". E le ultime pubblicità censurate in Italia, infatti, hanno riguardato l'immagine femminile. La bella ragazza che stira in topless, mentre il compagno legge il giornale. O la caffettiera con lo slogan "Te la diamo gratis". Sempre secondo l'Istituto di autocontrollo pubblicitario, questi sono "i trucchi" adottati solo dai marchi minori perché le grandi aziende stanno molto più attente. Ma, a favorire il lascia passare, c'è la Rete e i suoi canali di diffusione che fa da contenitore anche ai censurati, criticati, allusivi.

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