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Gli aquilani sfilano a Roma. Scontri con la polizia

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La manifestazione dei terremotati per chiedere la sospensione delle tasse degenera nella violenza. Maroni: "Fare chiarezza sugli incidenti". (Guarda il video)

Tatiana Necchi
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Hanno invaso Piazza Venezia e la vicina via dei Fori Imperiali, gli aquilani che marciano su Roma lanciando un «S.o.s. L'Aquila», chiedendo sospensione delle tasse, occupazione e sostegno all'economia. Sono arrivati nella capitale con pullman provenienti dal "cratere" dell'Aquila, la zona più colpita dal terremoto. Ma anche dai paesi limitrofi come San Demetrio, Fossa, Torre dei Passeri, in provincia di Pescara e Sulmona, zone che pur non essendo state inserite nell'area dell'epicentro del sisma del 6 aprile 2009 ha, però, subito danni. In totale circa 5mila manifestanti. (Guarda il video) I manifestanti, che indossano magliette con su scritto «forti e gentili» come diceva D'Annunzio «ma non fessi» e portano bandiere nere e verdi cioè i colori della città, volevano protestare davanti al Parlamento perché dal primo luglio hanno ricominciato a pagare le tasse, ha spiegato il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, che ha subito capito quanto era tesa la situazione. Due blindati dei carabinieri hanno chiuso ermeticamente l'accesso a via del Corso da piazza Venezia ma un gruppo, un centinaio di persone, ha cercato lo stesso di superare lo sbarramento ed è entrato in contatto con le forze di polizia. Assediata la residenza romana del premier -  I manifestanti sono riusciti anche a forzare il blocco di via del Plebiscito, assediando Palazzo Grazioli: «Vergogna, a voi le pensioni d'oro e a noi le macerie» urla la folla che ha bloccato la strada. Il premier, riunito in via del Plebiscito con i vertici del Pdl per fare il punto sul Ddl intercettazioni, ha preferito blindarsi dentro al palazzo: i due portoni, solitamente aperti, sono stati chiusi.  Confusione - Nonostante all'inizio vi siano stati tafferigli e spintoni tra i manifestanti e le forze dell'ordine, alla fine la polizia ha aperto un varco a Piazza Venezia consentendo ai manifestanti di raggiungere Via del Corso per andare poi davanti al Parlamento. La cosa avviene in maniera molto confusa con i manifestanti che corrono e polizia, carabinieri e guardia di finanza che tentano di arginarli. I manifestanti rispondono gridando "vergogna, vergogna". Secondo quanto si è appreso i manifestanti però sono stati bloccati in Via del Corso perché in Piazza del Parlamento c'era già una manifestazione di disabili e quindi la piazza era occupata. Due feriti - Ha un cerotto sulla testa e una borsa per il ghiaccio. Vincenzo Banetti, terremotato de L'Aquila, è il giovane rimasto ferito nei tafferugli tra manifestanti e polizia a Piazza Venezia, quando i terremotati de L'Aquila hanno cercato di sfondare il cordone di sicurezza che impediva l'accesso a via Del Corso e quindi a Piazza del Parlamento. Vincenzo racconta di essere stato colpito da una manganellata della forze di polizia. Mostra con orgoglio la t-shirt insanguinata con la quale gli hanno prestato le prime cure. «Non siamo criminali - dice trattenendo le lacrime - siamo soltanto quattro terremotati che voglio essere trattati come italiani».  Anche un altro manifestante è stato raggiunto da una manganellata alla testa. Aquilani presi in giro - Il capogruppo del Pd alla Camera, Dario Franceschini, è intervenuto in Aula per stigmatizzare gli incidenti tra le autorità e i terremotati dell'Aquila, avvenuti fuori da Montecitorio. «Gli agenti protagonisti delle cariche - ha detto Franceschini - dovrebbero essere invitati a tenere conto che nel caso dei terremotati si tratta di gente disperata, esasperata, spesso presa in giro». Grave che manifestanti subiscano cariche da Forze ordine - Il Governo «deve saper mantenere l'ordine pubblico, garantendo al tempo stesso il diritto costituzionale a manifestare in modo pacifico la propria protesta». Lo afferma il Vice Presidente del Senato, Vannino Chiti a proposito degli scontri avvenuti stamani in piazza durante la manifestazione sul terremoto. «Apprendo dagli organi d'informazione che durante la manifestazione di protesta dei cittadini aquilani, in corso a Roma, si sono verificati incidenti con le forze dell'ordine nel corso dei quali alcuni cittadini sarebbero rimasti feriti. Si tratta di italiani colpiti dal dramma del terremoto e dalle difficoltà della ricostruzione che vengono a Roma per manifestare in modo civile il loro dissenso per come si sta gestendo la fase del dopo-emergenza. Che subiscano cariche da parte delle forze dell'ordine - sottolinea - è un fatto grave: chiama in causa la responsabilità non certo dei singoli poliziotti ma di chi aveva il compito di dirigerli. E chiama in causa le responsabilità politiche del governo che deve saper mantenere l'ordine pubblico, garantendo al tempo stesso il diritto costituzionale a manifestare in modo pacifico la propria protesta». Maroni convoca vertice in Viminale- Il ministro degli Interni, Roberto Maroni, ha detto che vuole verificare quanto accaduto a Roma durante la manifestazione dei manifestanti aquilani.  "Sto andando al ministero proprio per fare una riunione di verifica su quanto accaduto. Al momento - spiega Maroni - ho soltanto notizie frammentarie, mi farò raccontare come sono andati i fatti. Perchè io verifico i fatti, non le opinioni riportate da qualcuno". "Io sono sempre favorevole alle manifestazioni - conclude il ministro - quando si svolgono pacificamente e senza violenze, voglio capire perchè questa non è andata così, se ci sono responsabilità e da che parte".  Il governo va incontro agli aquilani sulle tasse -  In serata il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, d'intesa con il Ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, hanno annunciato che il recupero dei tributi e dei contributi non versati per effetto della sospensione disposta a causa del terremoto che ha colpito la provincia dell'Aquila nell'aprile 2009, sarà effettuato in 120 rate mensili a decorrere dal gennaio 2011. A tal fine, il governo presenterà in aula al Senato un apposito emendamento al decreto legge sulla manovra, per ripartire il pagamento su 10 anni anzichè su 5, come attualmente dispone la norma approvata in Commissione.

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