Con la crisi gli onorevoli si riducono lo stipendio di 550 euro al mese
Allo studio il taglio delle indennità del 10% in linea con l'austerità della manovra. Fini punta a -2127 euro
I sacrifici toccano anche ai parlamentari. La manovra prevede il taglio di 550 euro al mese per ognuno di loro, una decurtazione che equivale al 10% delle indennità di deputati e senatori (5.486 euro netti al mese). Oltre all'abbassamento è disposto il blocco triennale dei meccanismi di adeguamento automatico degli stipendi e il limite pensionistico elevato a 60 anni. Nessuna conferma, però: la misura è in attesa di ratifica dagli uffici di presidenza di Camera e Senato la prossima settimana. Un piccolo passo verso l'austerità propugnata dal governo. Oltre all'indennità (una sorta di stipendio previsto dall'art. 69 della Costituzione), i nostri onorevoli ricevono diaria e rimborsi vari per le “spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori”, per le spese accessorie di viaggio e per i viaggi all'estero, nonché le spese telefoniche. Inoltre si aggiungono alla lista le voci sull'assegno di fine mandato, le prestazioni previdenziali e sanitarie e sui trasporti. Di riduzioni in questo campo non c'è traccia. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, propone un taglio del 10% degli emolumenti complessivi degli onorevoli, pari a una riduzione di 2.127 euro lordi mensili. Lo stipendio del parlamentare è composta da un'indennità parlamentare pari a 11.703,64 euro, dalla diaria di soggiorno di 4.003,11 euro, dal rimborso relativo alle spese per il rapporto tra eletto ed elettore di 4.190 euro, dal rimborso delle spese di viaggio di 1.117 euro e di quelle telefoniche, pari a 258,24 euro. In totale, il deputato percepisce 21.271,99 euro lordi al mese. Un taglio del 10%, come lo intende il Presidente della Camera Fini, ammonterebbe a 2.127 euro lordi in meno ogni mese. La riunione dell'ufficio di Presidenza che sarà chiamata a decidere l'entità del taglio è stata convocata per il 27 luglio alle 9.