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Mozzarelle blu, ora anche italiane

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Scoppia il caso Granarolo. Due episodi a Torino. Coldiretti e Codacons chiedono chiarezza sul latte utilizzato. E l'azienda: "Mai acquistato ingredienti dalla Jager"

Eleonora Crisafulli
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Scoppia il caso Granarolo nell'ambito dell'inchiesta sulle mozzarelle blu. Due confezioni di latticini colorati sono stati acquistati in un supermercato di Rivoli, in provincia di Torino. Stando al quotidiano La Stampa, il procuratore titolare dell'inchiesta, Raffaele Guariniello, sta già indagando sui nuovi episodi e gli esami dell'Istituto zooprofilattico confermano la presenza dello pseudomonas fluorescens, un batterio che "prolifera a velocità e in quantità enorme se esistono carenze igieniche nell'acqua". Dalle indicazioni riportate sulle confezioni risulta che le mozzarelle sono prodotte con latte italiano, ma gli inquirenti hanno rilevato un legame tra l'azienda bolognese e quella tedesca, cui fanno riferimento gli altri casi scoperti finora. La Granarolo acquista dalla Milchwerk Jager di Haag "materiale per lavorare alcuni prodotti". Latte straniero - A questo punto, il caso si espande e al di là della mozzarelle incriminate, la Coldiretti chiede di "fare immediatamente chiarezza su quanto latte e derivati sono importati, di quale provenienza, con quali marchi e prodotti vengano immessi sul mercato e su quali relazioni con la società tedesca Milchwerk Jager, responsabile della vicenda delle mozzarelle blu, abbia la Granarolo, società di proprietà della più grande cooperativa del settore lattiero caseario che dovrebbe avere come primo obiettivo la valorizzazione del latte prodotto nelle stalle italiane". Insomma perché utilizzare latte straniero, forse allungato con acqua "poco" pulita? Pubblicità ingannevole - Insorge anche il Codacons che denuncia la Granarolo alle Procure di Torni e Bologna e alla Corte dei conti per pubblicità ingannevole. "Qualora fosse vera questa circostanza e i prodotti Granarolo non venissero realizzati esclusivamente con materie prime italiane vi sarebbe un danno non solo per i consumatori, ma anche per l'economia nazionale", tuona il presidente Rienzi. Il quadro è "inquietante": altro che "mucche italiane selezionate" e "latte garantito e certificato ogni giorno con controlli più numerosi e approfonditi di quelli di legge", come recita lo spot di Latte Alta Qualità. Al loro posto, se tutto questo fosse vero, ci sarebbe un latte di provenienza incerta, che sfugge al controllo italiano. Per Codacons occorre verificare se un'eventuale pubblicizzazione come italiani di prodotti realizzati anche con materie prime straniere possa configurare reati come frode in commercio o truffa aggravata.Senza dimenticare i possibili danni all'erario connessi alle export e al discredito per il made in Italy. La replica di Granarolo - Alle notizie arrivate da Torino e alle polemiche conseguenti, Granarolo replica con una nota precisando innanzitutto di non aver mai acquistato "latte, mozzarella, semilavorati o ingredienti dalla società tedesca Jaeger, che invece è stata fornitrice dell'azienda, ma esclusivamente di provole dolci (prodotti finiti confezionati)". Inoltre l'impresa bolognese "non è mai stata sentita o contattata dalla magistratura di Torino, non ha mai ricevuto alcuna comunicazione o notifica da parte delle Autorità sanitarie sul caso citato". Riguardo al messaggio pubblicitario, non ci sono inganni: regolarmente vengono effettuati controlli su processo produttivo e acque e di recente l'azienda è statasottoposta "a controlli da parte delle Autorità sanitarie, nell'ambito dei quali sono stati prelevati campioni ufficiali (acque e mozzarelle) che sono stati analizzati e risultano perfettamente conformi". Inoltre "se sulla confezione è riportata la dicitura 'solo latte fresco italiano' significa che la materia prima è esclusivamente italiana".

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