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Il Cavaliere sprona alla mobilitazione popolare

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Lettera ai Club della Libertà. "Dovete essere i megafoni del Governo. Dobbiamo lottare contro i disfattismi e i personalismi"

Roberto Amaglio
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Si prepara alla grande mobilitazione popolare il premier Silvio Berlusconi. Sarà che il Governo è entrato in atmosfera elettorale, sarà perché il presidente del Consiglio ne ha le scatole piene di correnti, disfattismo e di una coalizione che ha visto sfaldarsi l'ampia maggioranza sancito dalle urne, sta di fatto che il Cavaliere ha preso carta e penna e, uscendo da un silenzio colmato dalla boutade su Fini, ha scritto una lettera da vero leader ai club della libertà. "La mobilitazione permanente è necessaria per contrastare i disfattismi e i personalismi di chi antepone i propri particolari interessi al bene di tutti, al bene del Paese", si legge nel comunicato datato 6 agosto. "In questi ultimi dieci giorni, mentre altri producevano le solite chiacchiere, noi abbiamo approvato quattro importanti provvedimenti. La manovra economica, la riforma dell'Università, quella del Codice della strada e, infine, l'approvazione al Senato del Codice unico contro le mafie. Abbiamo agito bene, ma bisogna comunicarlo. Per questo motivo Vi chiedo di essere il megafono dell'azione di Governo sul territorio. E' necessario far conoscere questi provvedimenti a tutti gli italiani. Dovremmo riuscire a collocare in ogni piazza degli 8100 comuni della nostra Italia un nostro gazebo con i nostri sostenitori. Per questo motivo Vi chiedo la disponibilità a partecipare a questa grande opera di diffusione attraverso una capillare rete di militanti basata sulla suddivisione delle 60 mila sezioni elettorali. Sarà il più grande porta a porta mai realizzato in Italia, ed è per questo che chiedo il contributo di tutti coloro che credono negli ideali di libertà". Un appello al bacino del suo consenso, a quel popolo che tante volte l'ha premiato alle urne e che, non è da escludere, sarà richiamato presto al voto. Un appello che, essendo antecedente, non si sofferma invece sulla linea difensiva di Gianfranco Fini, il quale domenica ha provato in otto punti a chiarire lo scomodo affaire monegasco. Fini: nulla da nascondere – "Un'inchiesta della Magistratura accerterà se sulla vicenda della casa a Montecarlo sono state commesse irregolarità. E' la ragione per cui mi sono fino ad oggi limitato ad affermare ben vengano le indagini. A differenza di altri non ho l'abitudine di strillare contro i magistrati comunisti". Queste le prime righe del comunicato tramite il quale Fini ha provato a smarcarsi dall'ormai celeberrima vicenda della casa monegasca data in donazione ad AN, venduta nel 2008 a un prezzo di mercato risibile (circa 300 mila euro) e in cui ora vive il cognato. Gli otto punti – "1) L'appartamento di Montecarlo (peraltro di modeste dimensioni) fu valutato, quando venne in possesso di A.N., circa 400 milioni di lire e per tale valore fu regolarmente iscritto a bilancio. La stima fu fatta dalla società che amministra il condominio ed è stata spontaneamente esibita agli inquirenti. 2) Chi ebbe modo di visitare l'appartamento, l'On. Lamorte e la Sig.ra Marino, mia segretaria particolare, riferirono che esso era in condizioni fatiscenti, inabitabile senza cospicue spese di ristrutturazione. 3) Non corrisponde al vero che siano state avanzate a me o, per quel che mi risulta, all'amministratore Sen Pontone o ad altri proposte formali di acquisto. 4) Nel 2008 il Sig. Giancarlo Tulliani mi disse che, in base alle sue relazioni e conoscenze del settore immobiliare a Montecarlo, una società era interessata ad acquistare l'appartamento, abbandonato da anni. 5) Verificato dagli Uffici di AN che l'offerta di acquisto era superiore al valore stimato e in ragione del fatto che il bene rappresentava unicamente un onere per AN, autorizzai il Sen. Pontone alla vendita come accaduto altre volte in casi analoghi. 6) Solo per restare nell'ambito dell'eredità Colleoni, alcuni terreni a Monterotondo, un appartamento ad Ostia ed uno in Viale Somalia a Roma furono venduti in tempi diversi con le medesime modalità, senza che alcun dirigente di AN contestò o sollevò perplessità sulle avvenute vendite. 7) La vendita dell'appartamento è avvenuta il 15 ottobre 2008 dinanzi al Notaio Aureglia Caruso e sulla natura giudica della società acquirente e sui successivi trasferimenti non so assolutamente nulla. 8) Qualche tempo dopo la vendita ho appreso da Elisabetta Tulliani che il fratello Giancarlo aveva in locazione l'appartamento. La mia sorpresa ed il mio disappunto possono essere facilmente intuite". Chiusura – Nel finale Fini si toglie anche un sassolino dalla scarpa, rimandando al mittente le richieste di dimissioni. "In quasi trenta anni di impegno parlamentare non ho mai avuto problemi di sorta con la giustizia e non ho assolutamente niente da nascondere né tantomeno da temere per la vicenda monegasca. Pertanto, chi spera che in futuro io sia costretto a desistere dal porre il tema della trasparenza e della legalità nella politica è meglio che si rassegni". Reazioni – Ovviamente non si sono fatte attendere le risposte di alleati, ex e nuovi avversari politici. Se i “Finiani” parlano di vicenda chiarita e da lasciarsi ormai alle spalle, le parole più interessanti sono quelle di Ignazio La Russa, coordinatore del Pdl ed ex reggente di AN, il quale ha rilasciato un'intervista al Corriere. "Fini ha confermato che fu lui ad autorizzare il tesoriere del partito, Pontone, a vendere. Quell'operazione immobiliare mi fu taciuta completamente. Non c'era l'obbligo di comunicarmi acquisti e vendite, ma il dovere politico direi di sì. Quanto al disappunto espresso da Fini per aver appreso che l'acquirente della casa di Montecarlo era il fratello della compagna, questa affermazione si commenta da sola. Mi hanno anche raccontato che Fini fu visto andare in quella casa". Si smarca dal caso il Presidente del Consiglio. Smentendo le indiscrezioni trapelate, Berlusconi ha emesso una nota tramite il suo portavoce Bonaiuti. "Il Presidente Berlusconi non ha fatto né farà alcun commento in merito alla vicenda del Presidente della Camera Fini. Qualunque dichiarazione gli venga attribuita stasera dai resoconti delle agenzie di stampa o domani dagli articoli dei quotidiani, sarà perciò falsa, frutto di pura fantasia, e come tale smentita". L'iniziativa del Giornale - Oggi il Giornale in prima pagina lancia l'iniziativa sulla raccolta firme per "mandare a casa il presidente della Camera". Il quotidiano diretto da Vittorio Feltri offre a tutti i suoi lettori la possibilità di firmare una petizione per chiedere le immediate dimissioni di Fini, "in seguito all'imbarazzante vicenda della casa di Montecarlo". Sulla home page di Libero, invece, puoi votare il sondaggio: "Secondo te Fini deve dimettersi per permettere di chiarire la vicenda dell'appartamento affittato al cognato?"

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