Caro direttore, sui temi etici Futuro e Libertà può fare male
di Filippo Facci
Caro direttore, mi rifaccio al tuo editoriale di ieri in cui evidenzi come nella compagine di Futuro e Libertà, circa i temi etici, convivano gli orientamenti più vari e disparati: a libertari come Luca Barbareschi si affiancano cioè monumenti un tantino reazionari come Mirko Tremaglia, per dire. So che il tuo ragionamento è più generale e che tende a chiedersi quale sia il collante di Futuro e Libertà: siccome ti è noto quanto i temi etici mi stiano a cuore, però, chiedo di poter riproporre qualche dubbio a riguardo. Tu stesso ricordi che un partito non è una caserma e che su certi argomenti è normale che cambino gli orientamenti. Bene. Se da un lato ti chiedi come le posizioni di Gianfranco Fini su biotestamento e fecondazione possano accompagnarsi all'integralismo di deputati come Giuseppe Valditara e Antonio Buonfiglio, tuttavia, lo stesso ragionamento doveva essere valido all'interno del PdL, ne converrai. Parentesi: faccio notare come i benedetti temi etici, sottovalutati da tutti perché «non spostano voti», abbiano spinto più di un deputato a lasciare il primo partito italiano. Ma vado subito al punto, anzi alla domanda: su questi temi, in un partito, alla fine chi dovrebbe decidere? Tre le risposte possibili, a mio dire: 1) il programma di governo; 2) la libertà di coscienza; 3) gli italiani. Nel programma, per cominciare, certa roba non c'è. Prima del caso Englaro e dello sciagurato disegno di legge Calabrò, per capirci, l'incarico di normare il biotestamento l'aveva un ex radicale come Benedetto della Vedova. Neppure si parla seriamente di aborto, nel programma: Silvio Berlusconi, nel suo discorso d'insediamento, parlò solamente di «ringiovanire l'Italia e farla uscire dal rischio della denatalità», di «rimuovere le cause materiali dell'aborto» e di «varare un grande piano nazionale per la vita e per la tutela dell'infanzia». Questo prima che un gruppetto di deputati folgorati e vicinissimi al Vaticano, a governo avviato, cominciasse a imporre un'intervista al giorno sui temi eticamente sensibili. A non esserci, poi, e spiace dirlo, è la libertà di coscienza: sbandierata a parole, sono diversi i deputati che hanno raccontato anche pubblicamente - Chiara Moroni tra queste - come le pressioni siano sempre state di senso contrario. Gli italiani, infine: non mi stancherò mai di riproporre quei sondaggi secondo i quali su determinati temi - testamento biologico, Legge 194, coppie di fatto, divorzio breve e laicità dello Stato - non è che parte del centrodestra abbia opinioni «di sinistra», ma ha le opinioni della maggior parte degli italiani anche di centrodestra. I sondaggi sono a disposizione. È per questo che Berlusconi, che scemo non è, per l'approvazione di certe leggi ha pigiato il freno. Su tutti gli altri argomenti, direttore, il discorso cambia. Hai ragione e basta. Nel centrodestra c'è sì il forcaiolo e il garantista, il liberista e lo statalista, il laicista e il baciabile: ma unità e disciplina impongono posizioni univoche, è impensabile che certe scelte economiche e legislative siano asservite a sondaggi o libertà di coscienza. Ma per altre questioni riguardanti le scelte personali, viceversa, un Parlamento ha il dovere di sondare l'autentica volontà popolare e di legiferare nel senso più democratico possibile. Sui temi etici non sono alcuni deputati finiani, o altri del PdL, ad avere posizioni bislacche e personali: sono tutti gli altri.