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Il Cardinal Scola fa fare penitenza a Famiglia Cristiana

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Intervenuto al meeting di Cl, il Patriarca di Venezia invita anche la stampa cristiana ad abbassare i toni

Roberto Amaglio
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Nemmeno alla Chiesa è piaciuto l'ultimo editoriale di Famiglia Cristiana. Dal palco del meeting organizzato a Rimini da "Comunione e Liberazione", infatti, il Patriarca di Venezia, Cardinale Angelo Scola ha invitato tutta la stampa, compresa quella cristiana, ad abbassare i toni del dibattito politico. "Tutta la stampa non deve forzare i toni, e di conseguenza non deve farlo neanche la stampa di riferimento cattolica come "Famiglia cristiana" o "Avvenire". Ma la giornata riminese, tuttavia, ha visto alternarsi sul palco non solo il Cardinale Scola o il ministro Roberto Maroni, ma anche Emma Marcegaglia e Cesare Geronzi, i quali hanno offerto una panoramica completa della situazione finanziaria internazionale e dello stato di salute del Bel Paese, ora più che mai in balia dei giochi politici e di potere. Al centro dell'attenzione due facce della stessa medaglia: da un lato la crisi economica che sembra ormai alle spalle, dall'altro una ripresa che deve essere "acchiappata", come è riuscita a fare in questi ultimi mesi la locomotiva tedesca. Il Governo continui – "L'impegno del governo - ha affermato Geronzi – è valso a evitare impatti straordinari della crisi finanziaria globale. Gli ammortizzatori hanno svolto un ruolo importante, ma occorre ora guardare alla prospettiva, in maggiore lontananza". Tuttavia Geronzi non esclude il ritorno alle urne. "Se non avrà la maggioranza in Parlamento, allora e solo allora si vedrà perchè andare alle elezioni e chi è l'autore della caduta del governo". Accoglie di buon grado la linea concordata da Pdl e Lega, invece, Emma Marcegaglia, anche se il numero 1 di Confindustria mette sul "chi va là" l'Esecutivo. "Siamo pronti a sostenere il governo se decide di andare avanti con l'agenda riformista. Se l'esecutivo resterà fermo e continuerà a bivaccare, però, lo considereremo un tradimento e lo denunceremo". Tempo di riforme – Quali quindi le riforme da attuare per rimettere in moto lo "Stivale"? Geronzi e la Marcegaglia, dai loro punti di osservazione diversi, hanno formule affini. Entrambi, infatti, puntano sul lavoro. Per il rappresentante del "Leone", serve "una nuova regolamentazione dei rapporti di lavoro, un nuovo statuto non dei lavoratori ma dei lavori, che privilegi il momento della partecipazione di chi lavora al processo produttivo aziendale prevedendo un più efficace aggancio dei salari alla produttività. È poi necessario un modello di contrattazione e di rapporti di lavoro che dia maggiore stabilità di prospettive all'impiego ma, nel contempo, ne renda più flessibile lo svolgimento in relazione alle sorti della produzione potrebbe essere la via da seguire". La Marcegaglia, invece, punta il dito contro la politica, al momento dilaniata da contrasti personali e di leadership e incapace di portare avanti riforme che già sono sui tavoli dei deputati. "Abbiamo un'agenda riformista. Un pezzo importante del sindacato è con noi. Ci sono iniziative di Sacconi e della Gelmini. Andiamo avanti. Soprattutto sul tema della produttività dobbiamo investire: anche questa volta, infatti, superiamo una crisi uscendone con una capacità di crescita inferiore al benchmark. Servono poi le infrastrutture, che si possono anche fare coi soldi dei privati, purché ci siano tempi certi. E poi le tasse: chi fa impresa arriva a pagare anche il 70% del proprio reddito. C'è bisogno che gli introiti della lotta all'evasione fiscale vadano alla riduzione delle tasse di chi le paga".

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