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Bomba a Reggio, Di Landro: "Stiamo affrontiamo un nemico forte"

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Centinaia di persone sotto la casa del procuratore per esprimere solidarietà. L'indagine passa nelle mani dei magistrati catanzaresi

Tatiana Necchi
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Continuare a colpire la criminalità organizzata - «Se dopo la bomba del 3 gennaio scorso contro il palazzo della procura, la 'ndrangheta ha alzato il tiro contro la mia persona si vede che non abbiamo fatto abbastanza per impedire che tutto ciò accadesse». Con queste parole, il procuratore generale di Reggio Calabria, Salvatore Di Landro, ha incontrato le centinaia di persone che ieri si sono radunate sotto la sua abitazione per esprimergli solidarietà circa l'esplosione della bomba avvenuta nella notte tra il 25 e il 26 agosto. Con loro ci sono anche alcuni striscioni: "Reggio Calabria non tace con i magistrati che si impegnino a liberare la nostra città dalla 'ndrangheta" e "la bomba al dottor Di Landro ha colpito anche me". «Dobbiamo avere coscienza che affrontiamo un nemico che è forte e potente ma soprattutto sfrontato. Se a venti anni dall'omicidio del giudice Scopelliti la 'ndrangheta ha messo in atto un'offensiva strategica per colpire la massima espressione requirente della procura di Reggio Calabria significa che inizia ad avere paura e timore per il lavoro che stiamo facendo, che comunque lo ribadisco - aggiunge ancora Di Landro - ancora non è molto e bisogna fare molto di più». È lo stesso procuratore generale che poi chiarisce due passaggi importi del perché una bomba è stata collocata sotto il portone della sua abitazione: «Con il mio arrivo in procura l'atmosfera è completamente cambiata ci sono dei magistrati nuovi che insieme a me hanno intrapreso un percorso di tolleranza zero nei confronti della criminalità organizzata. È certo che comunque nella procura reggina a tutti i livelli ci sono dei magistrati giovani che collaborano tra di loro e che quindi i risultati non potranno non arrivare». Gli atti relativi all'attentato contro l'abitazione del procuratore, saranno da questa mattina a disposizione della Procura di Catanzaro, incaricata di indagare su fatti che riguardano i magistrati reggini. La Procura di Reggio Calabria ha disposto, in via d'urgenza, i primi atti eseguiti dal magistrato di turno presso la Dda reggina competente per territorio ed è in attesa dell'informativa da parte della Squadra mobile che conduce le indagini. Dopo i pm di Reggio, l'informativa passerà nelle mani dei colleghi di Catanzaro. Il Procuratore capo della dda catanzarese Antonio Vincenzo Lombardo nella giornata di ieri aveva raggiunto la città dello stretto per rendersi conto di persona della gravità della situazione, ed esprimere solidarietà e vicinanza a Di Landro: «Un atto gravissimo anche perché viene rivolto a un magistrato che già in passato ha subito un'intimidazione simile - ha commentato ha caldo Lombardo che poi ha anche aggiunto - Il questore di Reggio Calabria, Carmelo Casabona, era impossibilitato a lasciare la città dello stretto e sono sceso io stesso a Reggio, sono stato sul luogo dell'esplosione, ho incontrato il procuratore generale e mi sono recato anche in questura. Naturalmente il tutto è avvenuto informalmente, perché ancora come Procura non siamo stati investiti formalmente della questione, ma abbiamo solo ricevuto la notizia». La Procura di Catanzaro sta già indagando sulle due precedenti intimidazioni ai danni di Di Landro: la bomba fatta esplodere il 3 gennaio scorso davanti al portone della Procura generale e la manomissione del pneumatico dell'auto di servizio del magistrato. Al momento per i due episodi non ci sono stati provvedimenti. I magistrati catanzaresi stanno anche indagando su altre intimidazioni compiute ai danni di magistrati reggini. Tutte le pratiche che riguardano i magistrati reggini sono affidati al coordinamento dell'aggiunto catanzarese Salvatore Murone.

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