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Cosentino, la maggioranza regge senza finiani: no alle intercettazioni

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La Camera respinge la richiesta di autorizzazione con 308 voti contro 285. Lui: "Mi difenderò nel processo"

Eleonora Crisafulli
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L'aula della Camera ha respinto la richiesta di autorizzazione all'uso di intercettazioni che riguardano l'ex sottosegretario Nicola Cosentino, con 308 voti contro 285. Il voto, su richiesta del Pdl, è avvenuto a scrutinio segreto. Il relatore della Giunta per le autorizzazioni, Nino Lo Presti, aveva chiesto all'aula di respingere la richiesta dei magistrati della Repubblica di Napoli nell'ambito delle indagini sulle attività criminali delle famiglie camorristiche di Casal di Principe. Ora Cosentino dice di volersi difendere da solo: "faccio un appello ai miei pubblici  accusatori: dopo 15- 20 anni di attività di indagine, datemi  finalmente la possibilità di difendermi nel processo. Solo là potrò  dimostare la mia totale estraneità ai fatti e l'infondatezza delle  accuse contro di me". La maggioranza tiene - Pd, Idv, Udc, Api e i finiani di Fli hanno votato a favore dell'acquisizione dei nastri da parte della magistratura. Pdl e Lega invece hanno votato contro. La maggioranza quindi ha retto anche senza i voti di Futuro e Libertà. Per il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, quella di oggi è stata "la vittoria del garantismo sul giustizialismo. Fli ha fatto un errore politico". E Cosentino soddisfatto dichiara: "Registro un'ampia maggioranza, è un voto politico da cui il governo Berlusconi esce rafforzato. Era un voto che serviva a vedere se la maggioranza di Berlusconi era ancora tale. Il risultato è andato al di là delle previsioni. Il governo Berlusconi gode di un'ampia maggioranza, a prescindere da Fli". I finiani - Dopo le divisioni emerse nei giorni scorsi, i finiani oggi avrebbero votato compatti.  "Il voto di oggi non è né può essere ricondotto ad un vincolo di maggioranza - ha dichiarato Della Vedova durante la dichiarazione di voto -. Votiamo a favore dell'uso delle intercettazioni, non votiamo e non voteremo contro il governo. Del collega Cosentino non possiamo che presupporre la buona fede e l'innocenza e contiamo che questa possa emergere al di là di ogni dubbio anche in sede processuale, ma abbiamo il dovere di riconoscere la medesima buona fede anche a quei   magistrati, i cui risultati nell'azione di contrasto alla criminalità  organizzata tutti quotidianamente celebriamo, anche ascrivendola,   giustamente, al merito dell'azione del governo. Il nostro garantismo, che non è in discussione, si esplica nel  vigilare che indagini e processi, compresi quelli al collega Cosentino, siano equi e rispettosi fino in fondo della difesa. Difesa che però non è il Parlamento a dover esercitare". Bocchino: franchi tiratori nel Pd- Per Italo Bocchino, il motivo per cui l'Fli è favorevole all'uso delle intercettazioni "non riguarda il nostro rapporto con il Governo ma la tutela della legalità: noi pensavamo che fosse giusto che la Procura di Napoli potesse utilizzare le intercettazioni che riguardano Cosentino". Per quanto riguarda i franchi tiratori, Bocchino  commenta "per loro natura possono trovarsi ovunque, ma io ritengo che siano stati soprattutto all'interno del centrosinistra" Le intercettazioni - Come spiegato da Lo Presti, le intercettazioni riguardano conversazioni tra Cosentino e altre persone fra il 2002 e il 2004. "Si prendono dunque in considerazione elementi ormai molto risalenti nel tempo e la cui idoneità probatoria deve ritenersi in gran parte scemata. Si tratta di conversazioni il cui contenuto non conferisce profili di novità alle risultanze dell'esame che già è stato svolto a proposito della richiesta di arresto. La sussistenza di elementi che, giova ripetere, risalgono al più tardi al 2004, la mancanza di novità e anzi indicazioni contrarie portano a ritenere che la fragilità dell'impianto accusatorio debba essere ribadita in questa circostanza risulta curioso che elementi, che allora non furono ritenuti idonei a consolidare sospetti a carico di Cosentino e a farlo iscrivere al registro degli indagati come prescrive l'articolo 330 del codice di procedura penale, divengano oggi addirittura fattori necessari per un rinvio a giudizio".

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