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Blockbuster, chiede la bancarotta assistita

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Il colosso americano del videonoleggio non vuole chiudere i battenti ma cerca la strada della ricapitalizzazione

carlotta mariani
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Chi non ha mai preso un film a noleggio dalla famosa catena americana? Si entrava per una cassetta o un dvd e si usciva con gadget, videogiochi, libri, pop corn, bibite e gelato. Tutto quello che si desiderava per una serata davanti alla tv ma i bei momenti sono finiti. Blockbuster ha fatto ufficilamente ricorso al Chapter 11, ossia la bancarotta assistita. La società americana il 23 settembre ha presentato i documenti al tribunale fallimentare di New York, indicando asset per 1,02 miliardi di dollari e un debito di 1,46 miliardi. È la fine di un'era. In corso di studio, però, c'è un piano di ritrutturazione che non prevede la chiusura definitiva ma una migliore selezione dei punti vendita e una maggior attenzione alla distribuzione digitale. Blockbuster ha riferito di aver trovato un accordo con gli obbligazionisti per una ricapitalizzazione. “Dopo un'attenta analisi – ha dichiarato il Ceo, Kim Keyes, abbiamo deciso che il procedimento annunciato oggi sia il percorso migliore per ritrovare un equilibrio e per riposizionare Blockbuster. Continueremo a trasformare il nostro modello di business in modo da incontrare i gusti dei nostri consumatori”. Motivi del crollo sono stati l'erosione delle quote di mercato  e la nascita di noleggi alternativi, come Netflix, che hanno rubato clienti all'ex colosso statunitense. Il titolo era stato rimorso dalla borsa di New York a fine luglio.

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