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Di Pietro, il popolo al voto al più presto

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Davanti alla Camera il leader dell'Idv chiede le dimissioni di Fini e definisce il caso Montecarlo un'estorsione

carlotta mariani
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"Chiediamo che ricattatore e ricattato vadano al più presto a casa, perché non sono in grado di potere assicurare governabilità, stabilità e credibilità delle istituzioni". Lo dice Antonio Di pietro ai cronisti davanti a Montecitorio. L'Italia dei Valori si schiera a favore  della richiesta delle dimissioni di Gianfranco Fini e spera che il “Pd superi presto le situazioni di difficoltà”. Di Pietro sottolinea che “abbiamo bisogno di un'opposizione unita e non di una opposizione che ancora una volta si fa la guerra al loro interno". Come il suo partito, che "lavora per un'alternativa che possa proporsi al posto del governo Berlusconi". L'ex magistrato non ci sta alla campagna acquisti dei parlamentari, “è un mercato squallido in cui si evidenzia il gioco malefico su cui si basa il governo Berlusconi: o tenta di comprare, offrendo posti e ricandidature, o tenta di ricattare spargendo veleno con dossieraggi all'infinito". Alla domanda sui due esponenti Idv pronti a passare ‘al nemico', Di Pietro risponde che “di qualunque partito siano, sono dei delinquenti politici che si vendono per trenta denari e che devono fare la fine, politica ovviamente, di quello che per primo si è venduto, Giuda".   Sulla casa di Montecarlo e la lettera di Saint Lucia, il politico, non risparmia parole pesanti: “Si tratta di una estorsione che sta facendo Berlusconi nei confronti del presidente della Camera, di un ricatto nei confronti di Fini, il quale non è più in grado di rimanere terzo in questa situazione".  Di Pietro ora vuole provvedimenti severi. “Dopo il modo in cui sono state realizzate certe patacche, certi dossieraggi e certe forzature, mi sembra che ci sono gli estremi penali perché la procura della Repubblica persegua i ricattatori e accerti il ricatto. Ma, politicamente, sono sia il ricattatore che il ricattato a doversi dimettere perché chi incarna le Istituzioni non può essere sotto ricatto, esponendo al rischio l'Istituzione". Secondo l'ex magistrato il presidente della Camera sbaglia a non parlare perché il silenzio lo rende “ricattabile”. Non ha un'opinione sulla falsità o meno dei documenti ma secondo lui, Fini poteva “risolvere la situazione con una sola parola, ovvero chiamando il cognato e facendosi dire da chi ha affittato la casa e chi ne è il proprietario. Non può farlo e c'è, quindi, il rischio che venga ricattato”.

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