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Sakineh condannata all'impiccagione

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Il figlio della 43enne fa appello all'Italia: "Intervenite subito". Da Teheran dicono: "La campagna dell'Occidente non ci influenzerà"

Tatiana Necchi
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La storia della condanna di Sakineh Mohammadi-Ashtiani non è finita. La donna iraniana di 43 anni, la cui storia ha fatto il giro del mondo, già condannata alla lapidazione per adulterio con sentenza poi sospesa, è stata ora condannata a morte per impiccagione con l'accusa di aver ucciso il marito. Questo secondo quanto scrive il quotidiano Teheran Times, citando il procuratore generale, Gholamhossein Mohseni-Ejei. Dal canto suo, però, il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Ramin Mehman-Parast, ha detto che il processo non è ancora finito. Nelle scorse settimane, dopo una mobilitazione di governi e organizzazioni per i diritti umani occidentali, le autorità iraniane avevano sospeso la condanna alla lapidazione di Sakineh per adulterio. Intanto il figlio di Sakineh, Sajjad Ghaderzadeh, ha rivolto un appello disperato all'Italia: “Chiediamo alle autorità italiane di intervenire e aiutarci” sottolineando anche che “le autorità intendono annunciare ufficialmente la condanna a morte fra due settimane”. Dalla Farnesina rispondono: “Auspichiamo fortemente che la condanna a morte nei confronti di Sakineh possa essere rivista”. Raccoglie così l'appello del figlio della donna, assicurando che il governo “continuerà ad adoperarsi con la massima determinazione, come fatto finora”.

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