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La denuncia della Corte dei Conti: fisco troppo esoso

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La bassa crescita economica sconsiglia l'introduzione di nuove tasse

Roberto Amaglio
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Se mai ce ne fosse stato bisogno, anche il presidente della Corte dei conti Luigi Giampaolino ha certificato nel corso di un'audizione alla Camera lo stato precario del fisco italiano. Al termine del periodo di previsione della Decisione di finanza pubblica (Dfp), infatti, la Corte dei conti ha fotografato i risultati del documento di programmazione economica e finanziaria all'interno del quale vengono messe per iscritto tutte le politiche in materia fiscale, con i risultati auspicati. "Il quadro economico evidenzia rischi di incompatibilità con gli obiettivi di finanza pubblica - ha esordito Giampaolino -. Si consideri che, pur nella buona congiuntura dello scorso semestre, l'economia italiana ha perso ulteriore terreno rispetto al resto dei maggiori paesi europei. Dalla fine della recessione, nel primo trimestre 2009, a oggi il Pil è cresciuto del 4% in Germania, del 2% nella media europea e solo dell'1% in Italia. Le stesse esportazioni, che hanno condotto la nostra economia fuori dalla crisi, sono cresciute complessivamente del 7%, a fronte del 16% della Germania e dell'oltre 10% della media europea". Equilibri - Come riequilibrare quindi gli instabili conti italiani? Vista la tassazione già alle stelle in Italia, è impensabile l'introduzione di nuove imposte. "La pressione fiscale resta comunque molto elevata - ha proseguito Giampaolino -. La flessione delle entrate connessa alla bassa crescita del prodotto interno lordo richiede di concentrare la strategia di recupero del gettito su interventi di contrasto dell'evasione fiscale". Recuperare il nero, quindi, ossia quel tesoretto su cui tutti i politici puntano durante la campagna elettorale. "Ma questa è una strada non esente da rischi di insuccessi - spiega Giampaolino -. Intercettare i flussi è un'operazione difficile che, oltre ai tempi lunghi, rischia di sfociare in qualche battuta a vuoto".

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