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Calderoli: "La castrazione chimica non basta"

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Dopo Avetrana, il ministro leghista rilancia la vecchia proprosta per punire gli autori di efferati crimini sessuali

Eleonora Crisafulli
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L'orrore di Avetrana e l'aberrante dettaglio della violenza sessuale post mortem riaprono la discussione sulle pene da infliggere a stupratori e autori di efferati delitti. E, se tra la folla si odono slogan sulla pena di morte, tra i politici si torna a parlare di castrazione chimica. Si fa di nuovo avanti Roberto Calderoli: "Visto che dopo aver lanciato, ormai molti anni fa, la proposta sono stato letteralmente lapidato a livello mediatico, da un po' di tempo preferisco non intervenire nei dibattiti che, inevitabilmente, si scatenano dopo episodi efferati di violenza a scopo sessuale. Ma dopo un omicidio atroce come quello avvenuto ad Avetrana non posso che chiedermi che cosa pensi ora chi allora, davanti alla mia proposta di castrazione chimica, mi prese a sassate. Io continuo a ritenere che questa sia la soluzione più opportuna, ma forse in casi di questa gravità mi chiedo se non sia sbagliata, ma solo perchè è troppo leggera per il responsabile...". Al Ministro per la Semplificazione Normativa si associa la deputata del Pdl Souad Sbai: "Sono disgustata da quanto appreso in merito all'omicidio della piccola Sarah ritenendo il colpevole, così come chiunque si macchi di un crimine di siffatta depravazione contro donne e minori, meritevole di un'unica pena: la castrazione chimica. Sarebbe l'unico sollievo che proverei dopo aver appreso questa struggente notizia. Riuscire a mantenere controllo e lucidità da semplici spettatori - continua la parlamentare - è alle volte troppo difficile. Come possiamo accettare di vedere ancora episodi come questi, determinati da depravati che annullano la vita di anime indifese e innocenti? E' incredibile pensare di non potersi fidare neppure di un membro della propria famiglia. Bisognerebbe far marcire l'assassino, peraltro pedofilo e necrofilo, in un carcere per il resto dei suoi giorni. Sono vicina al dolore e alla rabbia, che prova la madre di fronte allo scempio accaduto, sognando un giorno, si spera non troppo lontano, di vedersi compiere la giustizia che merita colui che ha compiuto questo crimine. E' arrivato il momento di unirsi per dire basta ai massacri di giovani donne indifese". La castrazione chimica si basa sull'iniezione di farmaci come il ciproterone che inibiscono gli ormoni sessuali maschili. In pratica, il testosterone viene bloccato proprio come accade in una castrazione fisica. L'effetto però non è permanente. Diventa duraturo se l'individuo assume queste sostanze per un periodo prolungato, attraverso sistemi di somministrazione a rilascio graduale sottopelle. In Italia nel gennaio 1998 è stato presentato il primo progetto di legge sull'autocastrazione chimica. Nel 2003 si è espresso in materia il Comitato Nazionale di Bioetica, in un documento che rifiutava castrazione e trattamenti sanitari obbligatori nei pedofili. Al momento è adottata in Svezia, Danimarca, Canada, Gran Bretagna, Spagna e in alcuni stati americani.

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