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Sarah, lo zio parla al plurale: "Abbiamo parcheggiato"

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Si cercano complici. Dopo l'omicidio, l'uomo chiese a Sabrina di aiutarlo a cercare la Sim del cellulare

Eleonora Crisafulli
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Gli inquirenti di Taranto che indagano sull'omicidio di Sarah Scazzi cercano i complici di Michele Misseri. Lo zio che ha strangolato la nipote forse non agì da solo in quel tragico pomeriggio di agosto. Forse qualcuno lo aiutò almeno ad occultare il cadavere. Oltre alle contraddizioni già emerse nelle versioni fornite da Misseri e dalla figlia Sabrina, un altro dato getta ombre sul giallo di Avetrana. C'è un momento durante la confessione del 7 ottobre in cui l'uomo parla al plurale di quello che ha fatto dopo l'omicidio: "Ho messo di nuovo il corpo di Sarah in macchina, poi abbiamo parcheggiato... vicino alle canne. Ho parcheggiato". La frase tratta dal verbale è riportata dalla Gazzetta del Mezzogiorno. Misseri sta ricostruendo con gli inquirenti le fasi successive all'omicidio. Racconta degli atti sessuali compiuti sul cadavere, poi dice di aver rivestito il corpo senza vita di Sarah e averlo rimesso sull'automobile. Per un attimo parla al plurale,  ma  subito si corregge: "Ho parcheggiato". La Sim - Un altro passaggio dell'interrogatorio insospettisce gli inquirenti. Michele Misseri coinvolge direttamente la figlia parlando della scheda Sim non ancora ritrovata: "Volevo che Sabrina mi aiutasse a cercare la scheda del cellulare di Sarah che ritenevo fosse caduta nel garage, senza che però mia figlia si accorgesse di nulla". Secondo quanto riportato dal Corriere,  lo zio di Sarah mise sulla strada giusta due poliziotti della questura di Taranto pochi giorni dopo la scomparsa della nipote: "Mi sa che ho trovato la scheda del telefonino di Sarah". "Come la scheda di Sarah? E che scheda è?", chiese uno degli agenti. "Non lo so non la trovo più. Forse Vodafone o Wind, non so". "Dove l'hai trovata", chiese a quel punto Sabrina che era presente alla discussione. E lui: "Era per terra davanti all'autoscuola qui dietro. Non so più dov'è perché l'ho messa nel fazzoletto e poi non l'ho più trovata. L'avrò persa in campagna oppure in cantina.". "Allora cercala" gli dissero gli agenti. "Sì domani la cerco". Poi rivolto a sua figlia, disse: "Domani andiamo a cercarla insieme, in cantina con la torcia, andiamo a controllare". Il medico legale - Intanto il prof., Luigi Strada, direttore dell'istituto di medicina legale dell'Università di Bari, continua a cercare tracce sul corpo di Sarah e dello zio. Un graffio riportato da Misseri su un braccio potrebbe rivelare il tentativo di autodifesa della ragazza. La cicatrizzazione non permette di capire bene il nesso di casualità: "Voglio analizzarlo bene al computer, ingrandendolo, per rendermi conto se possa essere o meno compatibile con un tentativo di difesa da parte della ragazza". Ancora più difficile è reperire le tracce dal cadavere, in acqua per più di 40 giorni: "Non potrò verificare se Sarah si sia difesa con le mani perché le dita sono tutte maciullate e pertanto è impossibile capire". Per quanto riguarda poi la violenza sessuale "è impossibile stabilire se ci sia stata o no violenza. L'unica possibilità sono i tamponi del Dna che ho prelevato e che potranno dirci la verità". In conclusione, lo stesso medico legale ha chiarito che lo strangolamento è compatibile con la forza di una sola persona, anche perché "un uomo che lavora nei campi è normale che abbia una forza impressionante". L'avvocato - Il legale Daniele Galoppa, difensore di Michele Misseri, ha rilasciato un'intervista al Tg5 in cui ha affermato: "Mi ha detto che si è pentito per la prima volta fin dal momento in cui ha bruciato i vestiti". Ma poi, quando il cronista gli chiede se crede il suo assistito abbia detto tutta la verità, Galoppa risponde: "No, soprattutto per le fasi dell'omicidio. Comunque io ho raccolto alcuni nominativi per le indagini difensive". L'avvocato, inoltre, riporta le parole dello zio di Sarah che si sarebbe detto "disposto ad indicare il luogo dove ha bruciato i vestiti e il telefonino, ma al momento gli inquirenti dicono che non è necessario". Il legale conferma che la cordicella usata per strangolare la 15enne è stata gettata in un cassonetto e, infine, si dice preoccupato per la sorte di Misseri in carcere: "Mi ha riferito di sentire alcune voci di detenuti che gridano e ha capito che è per lui".

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