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Sparate sul finanziere

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di Filippo Facci

carlotta mariani
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Di finanzieri inguaiati per violazione del segreto investigativo io ne ricordo altri, se è per quello. Mi ricordo di un brigadiere (F.C.) che passò al manifesto la notizia che convinse Raul Gardini a spararsi in testa: il finanziere non fu punito, e non lo fu neppure quando lo sorpresero a frugare nel cassetto di un magistrato. Lo punirono solo anni dopo, quando venne fuori che aveva cercato di vendere all'entourage berlusconiano delle notizie false sul pool di Milano: patteggiò una condanna per calunnia. La stessa cosa cercò di fare un altro brigadiere (P.S.) che però fu accusato di «dossieraggio» contro il Pool e subito trasferito. Poi c'è un altro brigadiere (G.F.) che è stato uno strettissimo collaboratore di Antonio Di Pietro e che vendeva notizie a un'agenzia investigativa che a sua volta schedava politici, magistrati e sindacalisti, utilizzando spesso archivi riservati di polizia e carabinieri. Ricordo questi, a braccio, ma soprattutto ricordo le maniere anche fantasiose in cui soprattutto cancellieri e magistrati mi hanno fatto avere fior di materiali protetti dal segreto investigativo. Quello che non ricordo assolutamente è che anche un solo appartenente alle citate categorie - cancellieri e magistrati - sia mai stato beccato e punito.

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