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Caffè al bar, presto un lusso

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Il prezzo si avvicina sempre di più a un euro. Complici l'incertezza dei mercati e l'aumento dei costi di produzione

carlotta mariani
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In aumento il prezzo della tazzina di caffè. Un brutto colpo per gli italiani, abitudinari di questo amaro piacere. La colpa del rincaro è  dell'incertezza dei mercati sulle forniture a breve termine e dell'aumento vertiginoso dei costi nei Paesi di produzione. L'Italia è il secondo Paese importatore in Europa, dopo la Germania, e il quarto al mondo. L'International Coffee Organization (Ico) parla di 710.468 sacchi di caffè nel mese di luglio nella nostra penisola. Il settore comprende 700 aziende impegnate nella torrefazione e circa 7000 addetti. La crescita del costo del caffè è iniziata a maggio, quando una libbra era quotata a 128,10 centesimi di dollaro. A settembre c'è stato un ulteriore rialzo, “calcolato a 163,61 centesimi di dollaro per libbra” secondo l'Ico. Un aumento del 40,6% rispetto allo stesso periodo del 2009. Per questo motivo, le associazioni di torrefattori hanno annunciato un rincaro pesante dal 1° novembre. L'aumento influenza anche sul prodotto finale e il caffè al bar costerà 10 centesimi in più, per un totale di quasi un euro in molte zone d'Italia. Nessun effetto positivo neanche dal raccolto eccezionale previsto in Brasile perché in altri Paesi la produzione è diminuita negli ultimi anni. Il 2010 sarà comunque migliore del 2009. Si attendono un raccolto di 133 – 135 milioni di sacchi rispetto ai 119,9 milioni dell'anno precedente. Intanto i consumi stanno diminuendo. Il consumo mondiale di caffè è stato intorno a 129,1 milioni di sacchi nel 2009, contro i 130,7 milioni nel 2008. Un calo del 1,2%. La riduzione parte da molti Paesi importatori, soprattutto nell'Unione Europe e nei mercati emergenti.

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